Avellino, Bucaro adesso ci crede: «Non succede, ma se succede..»

Avellino, Bucaro adesso ci crede: «Non succede, ma se succede..»
«Non succede e non succede, ma se succede». Mentre Giovanni Bucaro si concede ai giornalisti in uno stanzino dello stadio di Rocca Priora adattato a sala stampa,...

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«Non succede e non succede, ma se succede». Mentre Giovanni Bucaro si concede ai giornalisti in uno stanzino dello stadio di Rocca Priora adattato a sala stampa, Matteo Dionisi sorseggia una bottiglia d'acqua e ripete la frase quasi a cantilena.


Con l'adrenalina della gara ancora alle stelle, il difensore biancoverde rispecchia l'ardore che in questa fase pervade il gruppo di Bucaro che contro la Lupa Roma ha raccolto l'ottava vittoria consecutiva: «Non era facile ha detto vincere senza soffrire. Oggi avevamo davanti una squadra che correva a mille ma soprattutto un campo dove il pallone rimbalzava in maniera irregolare. Nella difficoltà, però, è venuto fuori il gruppo. Ho visto una squadra che si è aiutata in ogni zona del campo sospinta da questo fantastico pubblico che ci fa sentire calciatori di ben altra categoria. Ci crediamo? Certo. Eravamo a dieci punti e dicevamo che l'impresa era possibile figuriamoci adesso. Il vantaggio del Lanusei resta considerevole perché siamo a due gare dalla fine, ma in Sardegna adesso sanno che, come sbagliano, gli saltiamo addosso. Non so se succede, ma se succede».
 
Una cantilena che Giovanni Bucaro ascolta con sul volto la gioia di chi è consapevole di aver riaperto il campionato, ma anche la preoccupazione che potrebbe essere troppo tardi: «Chissà esordisce alzando gli occhi al cielo il tecnico di Palermo. Noi più che provare a vincere anche le prossime due non possiamo fare. Vedo giustamente che tra i miei ragazzi e tra i tifosi c'è grande gioia, ma dobbiamo essere consapevoli che il campionato resta nelle mani del Lanusei. Questo risultato, comunque, è importante perché ci consente di tenere il gioco aperto fino alla fine e di regalare una Pasqua serena a noi e ai nostri tifosi».


Ai suoi calciatori, malgrado un finale di sofferenza, l'allenatore ha rivolto un pensiero particolare di ringraziamento: «Ad un certo punto ha confessato abbiamo avuto la sindrome del braccino che colpisce il tennista quando deve vincere. Sarà stata la notizia del vantaggio del Trastevere, il primo caldo, il campo o non so cosa, ma di certo abbiamo sofferto oltre il dovuto. Questo non deve comunque allarmarci. Sono certo che il calo è stato solo mentale. Fisicamente, lo vedo dai test, stiamo bene». Da qui l'appello ai tifosi per questo finale che si preannuncia emozionante: «I nostri sostenitori ha sottolineato sono fantastici ma nella prossima gara, lo dico già da adesso, mi aspetto una grande spinta. Affronteremo una squadra con l'acqua alla gola, un po' come farà il Lanusei con il Budoni. In queste sfide l'apporto del pubblico diventa fondamentale. Insomma, è vero che la capolista ha in mano il servizio e un vantaggio importante, ma è anche vero che nel calcio, come nel tennis, le sorprese si verificano spesso. Eravamo a meno dieci e ci abbiamo creduto. Pensate che adesso, a meno due, stacchiamo la spina?». Domanda retorica che Marco Amelia, ex campione del mondo ed allenatore tuttofare di una Lupa Roma con mezzo piede in Eccellenza, ascolta annuendo: «Quello che ha fatto l'Avellino in questo girone di ritorno - ha detto - dimostra che merita il salto di categoria. Francamente la rosa dei biancoverdi in questo girone non ha eguali. Se non vincerà questo campionato sarà soltanto per la strepitosa stagione che ha fin qui disputato il Lanusei. Attenzione, però, perché come hanno dimostrato i miei ragazzi affrontando l'Avellino a viso aperto, in ogni gara può succedere di tutto. Personalmente mi auguro che la mia squadra, nell'ultima giornata, sia ancora in corsa per la salvezza da conquistare ai playout. Certo, il pari del Castiadas ci ha un po' spiazzato ma vi garantisco che quando il Lanusei verrà da noi troverà una squadra che non regalerà nulla». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino