Benevento tra crisi ​e incubo infortuni

Errori fatali a Cagliari, nessuna svolta con l'arrivo di Stellone

Roberto Stellone
Cambia il direttore d'orchestra, ma la musica è sempre la stessa. Il Benevento è in coma profondo, ormai capace di perdere anche partite che sembra in grado di...

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Cambia il direttore d'orchestra, ma la musica è sempre la stessa. Il Benevento è in coma profondo, ormai capace di perdere anche partite che sembra in grado di vincere. Appellarsi alla sfortuna non regge più, perché l'errore difensivo è all'ordine del giorno, e fa sempre il paio con un attacco tanto imbarazzante quanto inconcludente. La differenza la fanno ancora una volta i centravanti, quelli che risolvono le partite da soli: col Venezia era toccato a Pohjanpalo, col Cagliari è la volta di Lapadula, che il Benevento ha mandato via per tenersi Forte e prendere Simy e La Gumina. Nemmeno con la superiorità numerica la squadra è stata in grado di muovere una classifica che rassomiglia sempre più a una inesorabile discesa verso gli inferi. In realtà si è vista solo un po' di voglia in più e null'altro.

Al momento, i miglioramenti di cui parla Stellone appaiono una sorta di effetto placebo più che reali passi in avanti. Perché i giallorossi sono ricaduti negli stessi errori di sempre, non hanno mai tirato nello specchio della porta, hanno fatto pochi e imprecisi cross e concesso i soliti due regali agli avversari come in ogni partita (uno per tempo): Prelec ha graziato Paleari, Lapadula non ha perdonato timbrando il gol dell'ex. Il Cagliari lascia giocare, poi al primo errore castiga e si torna a casa con la convinzione, per non dire l'illusione, di aver fatto progressi. Anche le tre precedenti avversarie dei rossoblù all'"Unipol Domus", sono rientrate dalla Sardegna consapevoli di aver disputato un'ottima gara, ma con zero punti in tasca. Il problema è che se sui corner si applica la difesa mista e il miglior giocatore avversario non viene preso in consegna a uomo, ma lo si fa marcare dal modesto Jureskin, che in teoria dovrebbe essere appostato a zona sul secondo palo, più che una disattenzione è una "cappellata".

L'attacco continua a essere un disastro e tener fuori Pettinari è un delitto: La Gumina imbarazzante, Simy impresentabile ma forse nel disperato assalto finale, poteva servire più il nigeriano che l'ex Palermo, giocatore insipido che produce solo confusione. «Ho fatto i complimenti alla squadra. Siamo sulla strada giusta, non sono preoccupato, se giochiamo così ne usciremo». Sarebbe pure encomiabile, ancorché sacrosanto, il tentativo del nuovo allenatore di stimolare i suoi calciatori dopo l'ennesima battuta d'arresto, se queste parole non avessero il sapore di un refrain, già ascoltato a più riprese da Caserta e Cannavaro. Quarta sconfitta consecutiva (11 in totale su 24 partite, quasi la metà), -4 dalla quota salvezza, peggior attacco casalingo e una crisi senza precedenti. Oltre a un senso di impotenza che è palpabile da parte di tutti, a cominciare dagli allenatori che si avvicendano. Una stagione sciagurata in cui gira tutto storto con lo spettro di un drammatico epilogo. L'andamento in campionato si sta trasformando in un calvario, la gente più che preoccupata è quasi rassegnata, per non dire terrorizzata da un incubo che comincia ad aleggiare senza che si riesca a porvi rimedio. Come se non bastasse, è tornata a riempirsi pure l'infermeria.

Un film già visto: Farias col solito problema muscolare che lo costringerà a star fuori un mese e a saltare le partite decisive, Ciano che ha ricevuto un altro colpo a quel ginocchio già malandato, stesso problema per Glik, che in teoria dovrebbe operarsi ma in pratica prova a gestirsi, Vokic non pervenuto. Dovrebbero invece recuperare Pastina (virus influenzale) ed El Kaouakibi (problema a un gluteo smaltito). Rientreranno inoltre dalla squalifica Schiattarella (con gli acciacchi che si trascina e la rituale autonomia limitata) e Viviani (un perenne enigma). Altro che finale, contro il Brescia sarà un playout per evitare la retrocessione. Fortuna che il Bari ieri è riuscito a battere (non senza fatica) un coriaceo Cosenza, altrimenti con un pari dei calabresi il Benevento si sarebbe ritrovato addirittura ultimo (con la parità a quota 23, giallorossi in svantaggio negli scontri diretti con i rossoblù). Fissata per oggi la ripresa degli allenamenti.



Una sconfitta nel prossimo, delicatissimo match equivarrebbe quasi a una sentenza, un pareggio non farebbe che prolungare l'agonia. Una vittoria significherebbe restare aggrappati alla categoria trascinando invece giù una diretta avversaria come il Brescia, l'unica formazione cadetta ad attraversare un momento peggiore di quello del Benevento.
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Il Mattino