Pane leader silenzioso tra i pali, solita manona provvidenziale

Contro la Juve Stabia si è messo in luce anche Kanoute

Pasqualino Pane, portiere dell'Avellino
Parte un po' in sordina, quasi sornione, ma al momento giusto ci mette la manata vincente che salva la porta e la partita. Pasqualino Pane è fatto così: non...

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Parte un po' in sordina, quasi sornione, ma al momento giusto ci mette la manata vincente che salva la porta e la partita. Pasqualino Pane è fatto così: non riesce mai a togliersi di dosso i panni del leader umile, silenzioso, lavoratore ma non per questo meno decisivo. Di gol non ne fa, almeno per ora poi mai dire mai, ma non ne fa prendere al suo Avellino e mica è poco. Nel primo tempo rischia quando Auriletto pasticcia in area di rigore e Guarracino manda di poco a lato, si rende protagonista di qualche uscita e su un intervento dal limite di Scaccabarozzi, ma tutto sommato non soffre tanto e non vede chissà che pericoli davanti a sé.

Nella ripresa invece qualcosa cambia: la Juve Stabia alza il ritmo, l'Avellino appare, almeno all'inizio perché poi prende le misure, in leggera difficoltà anche dal punto di vista fisico. E allora se Gambale era stato pericoloso ma sfortunato perché fermato dal palo, le vespe provano a pungere con Pandolfi: colpo di testa da distanza ravvicinata e gran parata del numero uno dei lupi che calma le acque, permette ai suoi di respirare e di resistere per poi provare l'assalto che non si concretizza sempre di testa, ancora di Gambale, di poco alto. Pane dunque passo dopo passo, partita dopo partita, consolida la sua posizione come portiere titolare, allontanando il ritorno tra i pali di Forte che fino a qualche settimana fa sembrava dietro l'angolo.

Un altro giocatore che ha cercato di accendere la luce, senza riuscirci però, è stato senza dubbio Mamadou Kanoute. Per nessuno è facile non avere certezze, soprattutto quando si gioca al calcio. Kanoute non ne ha tantissime. Perché questo inizio di campionato è stato caratterizzato prima da un infortunio, poi da malumori legati al contratto ed infine da un turn over di cui è, suo malgrado ovviamente, protagonista vista la concorrenza accesa in attacco. 10 presenze in campionato, 2 in Coppa Italia. Eppure la sua foga, la sua voglia di donarsi, di lottare, non ha mai cali evidenti, anzi. Quando è in campo, da titolare o a gara in corsa, si fa vedere e sentire. Anche ieri sera sotto la pioggia e sul campo pesante, il senegalese ha dialogato con il pallone come sa fare bene. Frizzante, smanioso di arrivare in area, capace di mettere spesso in difficoltà nei duelli individuali Mignanelli, il senegalese, che sentiva particolarmente il derby da ex, è stato l'uomo più pericoloso nei primi quarantacinque minuti. La sua nota dolente però è sempre la stessa: bravissimo nel saltare l'uomo, si perde quando deve finalizzare. Prima non trova la stoccata vincente nell'area piccola, poi, sullo scadere del primo tempo, vede lo specchio della porta con un tiro dalla distanza ma anziché fare gol fa meta. Nella ripresa ( 63') è libero sull'out destro, palla filtrante per Maisto ma Matera libero spara alto. Passa il tempo e le energie vanno ad esaurirsi fino a quando Rastelli non lo cambia per dare spazio a Trotta.

Intanto sugli spalti c'è stato un altro indiscusso e mitico protagonista chiamato Adriano Lombardi. A 15 anni dalla scomparsa del capitano della serie A, capace di lottare a testa alta fino all'ultimo contro la Sla, la Sud lo ricorda con uno striscione semplice che recita: Adriano Lombardi numero 10 ed un lungo coro. Commossa la moglie Luciana. «Mi avevano detto che la Curva lo avrebbe ricordato. La ringrazio di cuore, sono contenta che anche le giovani generazioni conoscano il mio Adriano che amava nel profondo il suo lupo».
 

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Il Mattino