Ancelotti rilancia il suo Napoli: «Champions test per migliorare»

Ancelotti rilancia il suo Napoli: «Champions test per migliorare»
Un rapporto speciale per vivere notti speciali. Carlo Ancelotti in Champions League ritrova il terreno preferito e ai microfoni Uefa si è raccontato ancora una volta....

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Un rapporto speciale per vivere notti speciali. Carlo Ancelotti in Champions League ritrova il terreno preferito e ai microfoni Uefa si è raccontato ancora una volta. «Il trofeo vinto con il Milan nel 2003 è stato il mio primo, quindi sicuramente il più importante. Ho vinto altre due volte, ma la prima ha un sapore speciale, anche perché fu una finale tra due squadre italiane, quando il calcio italiano era al massimo livello», ha detto. «Nel 2014 giocammo una grande Champions, quel Real Madrid voleva fortemente conquistare La Décima. Per il Napoli la Champions League è una verifica. Il Napoli non ha mai ottenuto grandi risultati in questa manifestazione nella sua storia,  quindi per noi rappresenta un test per cercare di fare sempre meglio».


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«Ho sempre associato il calcio a passione e felicità», ha continuato l'allenatore azzurro. «Giocavo per ore col pallone dopo scuola, giocando all’oratorio. Poi ho iniziato a giocare da professionista alla Roma, iniziando la mia carriera. Ma non è mai stato un lavoro, né da calciatore né da allenatore. È sempre stata una mia passione».

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Un'esperienza lunghissima in panchina. «Non ho mai rimpianto di aver smesso presto. Mi ritengo fortunato di aver iniziato la carriera da allenatore. Sono sempre vicino all’azione, anche se non posso intervenire direttamente. Un allenatore dipende dai suoi giocatori in campo. Può dare delle istruzioni, su ciò che i calciatori possono fare in campo. Conoscenza ed esperienza sono molto importanti per un tecnico. Se pensi che possa bastare essere un grande calciatore per diventare un grande allenatore, ti sbagli», ha continuato. «Ci sono molti aspetti: non solo tattica, ma anche il rapporto con i giocatori, con la società e con i media. Io ho avuto molta fortuna ad allenare grandi giocatori. Rende tutto più semplice. Tutti pensano che sia difficile allenare grandi campioni, ma in realtà rende tutto più semplice: oltre ad avere grande qualità sono quasi sempre i più seri e professionali».    Leggi l'articolo completo su
Il Mattino