Un rapporto speciale per vivere notti speciali. Carlo Ancelotti in Champions League ritrova il terreno preferito e ai microfoni Uefa si è raccontato ancora una volta....
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«Ho sempre associato il calcio a passione e felicità», ha continuato l'allenatore azzurro. «Giocavo per ore col pallone dopo scuola, giocando all’oratorio. Poi ho iniziato a giocare da professionista alla Roma, iniziando la mia carriera. Ma non è mai stato un lavoro, né da calciatore né da allenatore. È sempre stata una mia passione».
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Un'esperienza lunghissima in panchina. «Non ho mai rimpianto di aver smesso presto. Mi ritengo fortunato di aver iniziato la carriera da allenatore. Sono sempre vicino all’azione, anche se non posso intervenire direttamente. Un allenatore dipende dai suoi giocatori in campo. Può dare delle istruzioni, su ciò che i calciatori possono fare in campo. Conoscenza ed esperienza sono molto importanti per un tecnico. Se pensi che possa bastare essere un grande calciatore per diventare un grande allenatore, ti sbagli», ha continuato. «Ci sono molti aspetti: non solo tattica, ma anche il rapporto con i giocatori, con la società e con i media. Io ho avuto molta fortuna ad allenare grandi giocatori. Rende tutto più semplice. Tutti pensano che sia difficile allenare grandi campioni, ma in realtà rende tutto più semplice: oltre ad avere grande qualità sono quasi sempre i più seri e professionali». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino