Ripiegare le ali sul più bello, che brutta cosa. Quello di Gabbiadini è un addio lunghissimo, pieno di grazia, lucentezza e rimpianti. E dopo tre gol uno dietro...
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La standing ovation, alla sua uscita nella gara di Coppa Italia, è il giusto riconoscimento alla genuinità di un campione sacrificato all'altare del gioco di Sarri. Nell'ultimo mese, quello del boom di Mertens, è finito ai margini: eppure Gabbiadini non si è mai scoraggiato, accettando persino di restare in panchina con Torino e Cagliari e di giocare in tutto 25 minuti con Fiorentina e Sampdoria. Si è morsicato spesso la lingua e la vendetta l'ha servita gelida nelle ultime tre partite. Se avesse potuto, il tecnico toscano si sarebbe liberato del bergamasco già questa estate: pare assurdo, adesso, con la punta che entra, gioca, segna, risolve e non si sfoga mai.
Il Mattino