Hysaj, Bella Ciao diventa un caso: «Non sapeva cosa stava cantando»

Hysaj, Bella Ciao diventa un caso: «Non sapeva cosa stava cantando»
La colpa è tutta di Raul Albiol. È lui, il difensore spagnolo che aveva Bella ciao come canzone da canticchiare in gruppo e che tante volte è stata scandita...

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La colpa è tutta di Raul Albiol. È lui, il difensore spagnolo che aveva Bella ciao come canzone da canticchiare in gruppo e che tante volte è stata scandita anche nei lunghi ritiri azzurri qui in Val di Sole. «Ma che volete che ne sappia del valore politico o patriottico di Bella ciao? È un ragazzo albanese che pensa solo al calcio, che ha sofferto tanto per arrivare dove è arrivato. Non ha pensato al significato di quel ritornello, al fatto che sia l'inno partigiano della seconda guerra mondiale... Gli piaceva e l'ha cantata. È pure lui adesso scombussolato da tutto quello che sta succedendo attorno». A parlare è Mario Giuffredi, che è il procuratore ma anche amico del terzino ex Napoli. In pochissime ore su twitter ha spopolato l'hashtag #IostoconHysaj dopo che nella notte lo striscione «Hysaj verme, la Lazio è fascista» era apparso nella Capitale, su un ponte di Corso Francia. C'è anche una parte del tifo laziale a cui non va di essere associata alla frangia della Curva Nord che è dichiaratamente fascista e che ha subito attaccato l'esterno ex Napoli. «Non ne sa nulla, è finito al centro di una questione politica di cui non aveva idea. Vuole ora essere solo lasciato in pace, vuole che i tifosi capiscano che lui gioca al calcio e basta e che pensa alla politica». 

La Lazio ha condannato lo striscione, anche se è il caso che spieghi ai propri calciatori l'uso da fare dei social. È stato proprio Luis Alberto che, in totale buonafede, ha postato il video di Hysaj versione cantante. E da lì è scoppiato il pandemonio. È da almeno trent'anni che gli ultras vanno alle partite con sottobraccio slogan, ideologie e comportamenti inneggianti allo sterminio del nemico. Mica nella preistoria sono comparsi gli adesivi di Anna Frank con la maglia della Roma messi nella curva giallorossa prima di un derby. Non è che il calcio ogni volta fa finta di cadere da un pero. Degli stadi a porte chiuse ricorderemo la totale mancanza del solito menù di slogan scemi, imbecilli, razzisti che arrivano dagli spalti. I cartelli osceni vanno tolti, gli striscioni pure, certe esibizioni vanno fermate. Alla vicenda Hysaj, che ieri ha giocato titolare nell'esibizione della Lazio ad Auronzo di Cadore con il Fiori Barp Sospirolo segando un gol, il club di Lotito ha dedicato questa nota: «Non saremo mai dalla parte di chi nega i valori dello sport. Non ci faremo intimidire da chi usa toni violenti ed aggressivi: per loro non c'è alcuno spazio nel nostro mondo che invece è ispirato ai sani valori sportivi della lealtà e della competizione, del rispetto reciproco e della convivenza civile ed indirizzato al superamento di tutti gli steccati di carattere sociale, culturale, economico e razziale». E Armand Duka, presidente della federcalcio albanese, ha scritto al giocatore: «Sono consapevole che i tuoi valori trionferanno di fronte alla violenza verbale ed ideologica».

Meglio subito essere chiari in questa faccenda: perché è evidente che prima o poi la questione politica verrà tirata in ballo anche contro Maurizio Sarri. Che è di dichiarata fede politica («Avrei votato Landini», ammise nel 2015) tant'è che proprio per questo Berlusconi decise di non affidargli la panchina del Milan. Un caso che scotta. 

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Il Mattino