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È amaro il ritorno dell'Italia a Wembley, dove meno di 12 mesi fa saliva sul tetto d'Europa: a Londra è l' Argentina di Lionel Messi a dominare la Finalissima, mettendo in evidenza - in maniera impietosa - tutti gli attuali limiti del calcio italiano e della nazionale di Roberto Mancini. Rimasta in partita un solo tempo, il primo; in completa balia degli avversari nella ripresa, a tratti irridenti nel loro insistito fraseggio cadenzato dagli olè degli spalti. Finisce 3-0 per i campioni sudamericani, che si aggiudicano contro i campioni d'Europa la prima edizione della Coppa. E se il gol iniziale di Lautaro ha spezzato l'equilibrio, la firma di Di Maria sul 2-0 e di Dybala nel finale sono l'emblema di una superiorità tecnica e di gioco assoluta.
LA FINALISSIMA
L'Italia che non va al Mondiale è lontana dal meglio del calcio planetario tanto quanto l' Argentina era superiore alla buona volontà azzurra, questa sera. Prima degli inni nazionali il presidente federale Gabriele Gravina premia Giorgio Chiellini, all'ultima con la Nazionale. Pronti-via ed è l' Argentina - trascinata dai suoi tifosi chiassosi, in netta maggioranza sulle tribune dello stadio londinese - ad assumere il controllo delle operazioni, più aggressiva e dinamica. L'Italia subisce, si schiaccia nella propria trequarti, ma regge. Anzi è di Giacomo Raspadori la prima conclusione in porta della partita: liberato al limite da Jorginho, l'attaccante del Sassuolo - schierato a sorpresa al posto di Lorenzo Insigne, bloccato alla vigilia per un problema al polpaccio - impegna Emiliano Martinez. Gli Azzurri trovano coraggio, e al 20'pt si rendono nuovamente pericolosi: penetrazione sulla destra di Federico Bernardeschi, provvidenziale l'anticipo di Cristian Romero su Andrea Belotti.
Ma quando, prima della mezz'ora, Lionel Messi finalmente si accende, l'equilibrio della partita si sposta vistosamente dalla parte dell'Albiceleste.
Le incertezze difensive dell'Italia non svaniscono però, e Bonucci rischia il clamoroso autogol con un azzardato retropassaggio: rimedia in qualche modo Donnarumma. L'Italia cerca di scuotersi, ma è sempre Argentina, in contropiede, con Di Maria: sul suo sinistro, deviato da Emerson, intervento plastico di Donnarumma. Coi cambi dalla panchina Mancini cerca di arginare la sempre più netta superiorità argentina, finendo però per mandare ancor più in confusione i suoi. In una manciata di minuti, Donnarumma deve salvare prima su Di Maria quindi su Messi (due volte), nel mezzo Lautaro sbaglia a porta vuota. Limitando le proporzioni della sconfitta, almeno fino all'acuto finale di Paulo Dybala, entrato da una manciata di minuti. Per gli Azzurri una lezione durissima, che sancisce nel peggiore dei modi la fine di un ciclo
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Il Mattino