Massimo Troisi, l'amore per il calcio e il Napoli: da bambino voleva fare il terzino, è stato il numero 10 del cinema

Lo aveva previsto in quella entusiasmante primavera dell'87, nei giorni del primo scudetto

Massimo Troisi con Diego Maradona
Lo aveva previsto in quella entusiasmante primavera dell'87, nei giorni del primo scudetto. «Sono contento che abbiano esposto lo striscione “Scusate il...

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Lo aveva previsto in quella entusiasmante primavera dell'87, nei giorni del primo scudetto. «Sono contento che abbiano esposto lo striscione “Scusate il ritardo”, avevo fatto il film proprio perché così il Napoli si sarebbe trovato già questo titolo per lo scudetto. E mi auguro che presto ci sia lo striscione “Ricomincio da tre”, da quattro, da cinque... Non dobbiamo fermarci più». Intervistato da Gianni Minà nell'evento organizzato dalla Rai il 17 maggio di quell'anno per celebrare il tricolore, Massimo Troisi anticipò quanto potrebbe accadere tra qualche settimana nella sua Napoli e per il suo Napoli. Un'altra festa popolare nell'anno in cui l'artista ne avrebbe compiuti 70. Il Mattino gli rende omaggio con il libro “Non ci resta che Massimo: i 70 anni di Troisi”, realizzato da Titta Fiore e Federico Vacalebre con la prefazione del direttore Francesco de Core e gli interventi di autorevoli personaggi che hanno avuto la fortuna di incrociare Troisi nel loro percorso di vita. Il libro sarà dato in omaggio acquistando la copia del quotidiano sabato 18 e domenica 19 nelle edicole della Campania e di Roma. 

L'articolo dedicato da Diego a Massimo è il tributo a un'amicizia nata tra campi di calcio e sale cinematografiche. A Maradona piacevano i film di Troisi: ne adorava la mimica e ascoltandolo imparò meglio il dialetto napoletano. A Troisi piacevano Diego, il Napoli, il calcio. Raccontò la sorella Rosaria: «Su uno spiazzo incolto Massimo trascorreva tutto il tempo che poteva giocando a pallone. Se in quel periodo gli avessero chiesto cosa voleva fare da grande avrebbe risposto: il calciatore». La passione trasmessa dal padre Alfredo, il primo ruolo quello di terzino. Troisi sarebbe poi diventato un 10 nel cinema, senza però mai mettere da parte quel sogno di diventare un campione nel calcio. C'è un richiamo al Napoli in una scena di “Scusate il ritardo”, quando Vincenzo e Anna (Giuliana De Sio) sono a letto. Anna cerca di avviare un discorso su loro legame, Vincenzo per non affrontarlo si gira verso il comodino e accende la radio. Dal cronista di Tutto il calcio minuto per minuto arriva la notizia del raddoppio del Cesena contro il Napoli, 2-1 di Garlini. «Se continua così va a finire in serie B». Ma Anna volta le spalle, nessuna solidarietà al tifoso Vincenzo. 

Nella mostra “Troisi poeta Massimo” di due anni fa a Castel dell'Ovo c'era la foto dei due geni sul prato del San Paolo, pronti per il calcio di inizio di una partita della squadra degli artisti, con un arbitro di eccezione, l'internazionale Piero D'Elia. Una maglia della Nazionale indossata da Troisi è esposta nella rassegna itinerante “Un secolo d'azzurro”: è quella di una partita della rappresentativa cantanti allo stadio Giraud di Torre Annunziata nel novembre dell'86, nella foto Massimo ha la fascia di capitano. Pochi mesi dopo il Napoli avrebbe vinto il primo scudetto dopo sessant'anni di attesa e lui ci sarebbe stato, non nell'Auditorium della Rai dove si riunirono i neo campioni d'Italia e altri grandi artisti ma in quell'intervista a Minà, in cui cercò spunti originali per commentare il trionfo del 10 maggio. Si era detto davvero tutto in quella settimana, non si era dimenticato un solo particolare della festa. «Ma non dimentichiamo aperti luce e gas a casa: ecco questo si potrebbe dire...». E poi la voglia di vivere lo spogliatoio azzurro. «Vorrei essere Bruscolotti. O la moglie di Renica. O l'amante della moglie di un calciatore. Potrei così sapere cosa dice Maradona...».

La sua sensibilità lo portò, in quei giorni, anche ad affrontare i temi della disuguaglianza sociale, la sfida che Maradona vinse col Napoli. «Dicono: ma come? Con i problemi che avete a Napoli pensate al calcio? Cioè, non lo so, siamo proprio destinati a piangere, a stare sempre male?». Massimo salì sulla nave azzurra che ospitò il 29 aprile 1990 la festa per il secondo scudetto. Maradona lo volle accanto al momento del brindisi: loro ci regalavano felicità. 

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Il Mattino