Napoli, anno nuovo e il solito grande Osimhen

Il postulato è: dove c'è Osimhen c'è il gol

Victor Osimhen
Il postulato è: dove c'è Osimhen c'è il gol. Due volte padre, due destri, che inchiodano Turati all'impossibilità e regalano la prima...

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Il postulato è: dove c'è Osimhen c'è il gol. Due volte padre, due destri, che inchiodano Turati all'impossibilità e regalano la prima vittoria in campionato al Napoli. Osimhen non corre ancora come sappiamo ma già va più forte di tutti, e soprattutto ossessiona la squadra. La trascina, tanto da battibeccare con Politano che dopo aver pareggiato non riportava il pallone al centro del campo, in una trance agonistica che racconta moltissimo dell'attaccante nigeriano. Non vuole disperdersi, ma martellare.

Non vuole tergiversare, ma attaccare. Ma il Napoli è ancora un po' arrugginito, fa caldo, e solo Di Lorenzo ha la forza, il fisico, la testa e i piedi per stargli al passo. Che scende come un arcangelo due volte per dargli il pallone e farlo segnare e altre per accavallarsi con Cajuste che non ha ancora i tempi del capitano. Osimhen, invece, ribadisce di avere i tempi per il gol, di essere pronto, e con un entusiasmo bambino, lo stesso che il Napoli conosce già e anche Garcia ha conosciuto tanto da paragonarlo a Cristiano Ronaldo per la capacità di trascinare e per quella di tormentare le difese avversarie, e di assillare e spronare i suoi compagni di squadra. Osimhen non conosce la rassegnazione, e discute di ogni pallone con una dialettica cacciariana, quando non vede il compagno farsi nicciano e andare oltre sé stesso. Osimhen incombe sulla partita, la domina da un lato fisicamente contro il Frosinone e dall'altro verbalmente il suo Napoli in una contrapposizione faticosissima che diventa un gioco, anzi un videogioco.

Scompagina gli equilibri, si allunga a prendere un pallone e salta mezza difesa con un allungo, riprendendo lo show da dove l'aveva lasciato, e riaccendendo il sentimento popolare. Il suo segnare con regolarità, il suo lanciarsi sempre in avanti e pretendere che lo facciano anche gli altri sono l'assicurazione sulla vittoria del nuovo Napoli di Garcia come lo erano di quello vecchio di Spalletti.
Questo nuovo affonda di più e palleggia di meno, lanciando di continuo su Osimhen, poi con il crescere della forma e con i nuovi arrivi si elaborerà, ma questa semplificazione con un Osimhen più veloce fa pensare al raddoppio delle possibilità per il nigeriano. Sul primo gol ha girato in porta di destro il pallone che potentissimo è finito sotto la traversa di Turati e sopra le sue mani e la sua testa. Il secondo, invece, è stata una retta sull'erba che anticipa l'uscita del portiere del Frosinone. Due trasgressioni estive, con una semplicità che racconta la grande forza fisica e la tecnica di Osimhen. Niente di nuovo.

Un coinvolgimento totale che unisce l'amore per il gioco, una implicazione emotiva e sociale è impossibile che dopo questi anni non sappia che con lui corre e segna anche la Nigeria e tutti gli africani vessati d'Italia e la bellezza bambina del gol.

La sua esuberanza, la ricerca del pallone, la voglia con la quale cerca la porta dicono che Osimhen è un oltrecalciatore, che col passare delle partite e il crescere dei gol, potrebbe anche diventare importante per altro, oltre che per le vittorie e i titoli del Napoli. Per ora si è rimesso a correre e segnare continuando la sua inimitabilità, selvaggio piomba sul pallone, irrompe in area, e trova il gol. E poi continua, non conosce il limite né la furbizia del riposo tra le pieghe del gioco. È questo che lo rende antico e decisivo. Dove gli altri ripiegano, Osimhen accelera. Pensando veloce. Con una intensità assoluta. Supportato da una rapidità che incanta. Tanto che le imperfezioni non si fa in tempo a notarle, non c'è tempo.

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Il Mattino