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In campo, il Napoli vince. Fuori, non ancora. O meglio, tornerà presto a vincere. Basta attendere il prossimo 30 giugno. Perché le previsioni questo dicono. Nel frattempo, l'ultima bilancio del club azzurro ha chiuso con un altro profondo rosso: una perdita di esercizio di quasi 52 milioni euro). Annunciata. In totale, per capire, negli ultimi tre anni l'andazzo della società azzurra, nell'era Covid, il Napoli ha chiuso con un meno 130 milioni. Non spiccioli per una proprietà che fa dell'autofinanziamento e dell'equilibrio economico il proprio faro. Meno 51,951 milioni, il prezzo pagato da un monte ingaggi mostre (circa 115 milioni di euro) che ha pesato sul fatturato complessivo senza Champions nella misura di quasi il 75 per cento. E della mancanza degli introiti da stadio, visto che gli impianti sono rimasti semivuoti per via del Coronavirus fino ad aprile quando il governo ha dato il via libera al ritorno alla capienza del 100 per cento. Insomma, bisogna voltare pagina e De Laurentiis lo ha già fatto con decisione la scorsa estate. È il terzo rosso di seguito per il club azzurro dopo il -18,971 milioni del 2020 e il -58,941 milioni del 2021. Lontani anni luce gli anni dei profitti record (66,601 milioni) coincisi con la plusvalenza per l'addio di Higuain.
Il solco tracciato da Aurelio De Laurentiis regala solo sospironi di solleivo. I dati di bilancio della stagione in corso possono contare già due elementi positivi: gli introiti della Champions che da due anni non c'erano (al momento il Napoli è intorno ai 62,5 milioni di euro) e la drastica sforbiciata del monte ingaggi, calato di circa 40 milioni di euro. Insomma, le mosse di De Laurentiis sono stati duplici: l'aumento dei ricavi e il taglio dei costi del calciatori (ora gli stipendi sono circa 75 milioni di euro).
Il Mattino