Napoli, numeri da record: così Spalletti ha riscritto la storia azzurra

Solo tre sconfitte nel 2022: 81 punti in un anno solare

L'abbraccio azzurro dopo il gol di Zielinski all'Udinese
La monotonia della grandezza. Luciano Spalletti ne ha vinte undici una dietro l'altra. Di gare vere. Non di quelle virtuali, quelle alla Playstation o alla Xbox. Tutte in...

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La monotonia della grandezza. Luciano Spalletti ne ha vinte undici una dietro l'altra. Di gare vere. Non di quelle virtuali, quelle alla Playstation o alla Xbox. Tutte in serie A. Con il Paris St Germain, il Napoli è l'unica squadra imbattuta nel proprio torneo tra quelli più importanti d'Europa. Ma Lucianone ha fatto una cosa che non è riuscita mai prima di adesso a nessun altro in azzurro. «È il mio Napoli migliore», ha sentenziato Aurelio De Laurentiis. Non ce ne voglia il patron. Poteva anche non sbilanciarsi. Lo dicono i numeri. A nessun altro galattico mister venuto da ogni angolo del sistema solare (compresi Ancelotti e Benitez) qui è riuscita una partenza di questa portata: 41 punti nelle prime 15 partite. Spalletti va a braccetto con la storia, la prende e la fa a brandelli. E per sistemare una volta e per tutte il gap anche emotivo con il Napoli più amato di tutti i tempi (recenti), quello di Sarri, straccia anche il primato che quella squadra mise a segno nella stagione 2017/2018 che, dopo 15 partite, aveva collezionato 38 punti (l'unica sconfitta con la Juventus proprio alla 15esima). C'è dell'altro: i punti totalizzati nell'anno solare dal Napoli di Spalletti, capace in 34 partite di campionato di raccogliere 25 vittorie, 6 pareggi e 3 sconfitte. Nessuna squadra ne ha totalizzati di più nel 2022. Solo nel 2016 con Maurizio Sarri in panchina la formazione partenopea è riuscita ad ottenerne una quota maggiore: 82 punti ma scendendo in campo in 5 occasioni in più (39 match invece di 34).

L'arroganza della matematica: tanto prima o poi cadrà. Ma perché dovrebbe fermarsi il Napoli? Quando dai via pezzi di te stesso come Insigne, Mertens, Ospina e Koulibaly e vinci sempre, vuol dire che hai realizzato qualcosa di maestoso. Siamo il popolo dei numeri applicati alla sfera rotonda, che non ha lati per fare calcoli. E questo Spalletti lo sa. Undici vittorie di fila è come giocare a Risiko da soli. E non è un caso che questo sia il record di tutti i tempi: meglio del Napoli di Sarri che si fermò nella notte di Inter-Juventus e dello scudetto perso in albergo (non aveva tutti i torti); meglio quello di quello di Ottavio Bianchi (87/88) che interruppe la sua corsa il 1 maggio contro il Milan al San Paolo perdendo 3-2 dopo che alla 15esima aveva collezionato 11 vittorie, 3 pareggi e 1 sconfitta; e meglio pure del primo Napoli di Spalletti che l'anno scorso, di questi tempi, di punti ne aveva 36 (il primo ko in casa dell'Inter il 26 novembre).

Luciano Spalletti è stato il primo allenatore a vincere 11 partite consecutive in serie A: con la Roma nel 2005-06. Nella storia del club partenopeo solo Maurizio Sarri con 13 successi di fila, a cavallo delle stagione 16/17 e 17/18 ha fatto meglio del tecnico di Certaldo. Ma questo è un altro primato: perché qui c'è il record, ma c'è pure l'odore dello scudetto. Dietro questa squadra che fa sognare, che segna tanto (37 gol) e subisce poco (12 gol) c'è la maschera di Spalletti, il ghigno del suo calcio liquido, il linguaggio attoriale di un corpo sapiente che ora domina a Napoli come pochi altri sono riusciti a fare così in fretta. Negli anni della sua tirannia la Juventus ha marciato a questi ritmi solo nella stagione 18/19 (allenatore Sarri), quando di punti ne aveva 43. L'unica squadra italiana ad aver fatto meglio di questo Napoli di Spalletti. E c'è tanta Juventus tra le migliori 5 partenze a razzo. Dunque, questo Napoli va a spasso con la storia del calcio italiano. Ne riscrive i record. Spalletti ne è abituato, per questo i numeri non gli fanno né caldo né freddo: anche alla Roma è andato via da migliore: perché ha conquistato una media punti - nella sua lunga permanenza in giallorosso - superiore a quella di Capello e di Liedholm. E pure di Rudi Garcia. 

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Il Mattino