«Noi venduti? Fuori le prove. Metto la mano sul fuoco per tutta la squadra del Parma e, se c’è qualcuno da attaccare al muro, lo attacco io dentro lo...
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Il clima è teso. «Se c’è stato qualcosa di anomalo siano noi i primi a voler conoscere la verità», sbotta seccato più volte. «Voglio guardare in faccia i miei figli. Non abbiamo nulla da nascondere, non dobbiamo né vogliamo difenderci: vogliamo chiarezza», ripete infastidito alzando spesso il tono della voce. Non solo la squadra è radunata al gran completo. C’è anche la società con l’ad Carra e il ds Faggiano. «Siamo noi a sollecitare un’inchiesta. Stanno indagando ed è giusto, glieli porto io se vogliono fare domande», dice seccamente Faggiano. «Tutti questi soldi? In pratica a Pozzuoli sono arrivati 50 milioni domenica e così diventa Montecarlo. Se abbiamo fatto cose disoneste è giusto che ci impicchino in piazza», spiega ancora il ds dei ducali. Interviene Calaiò, l’ex del Napoli ora al Parma: «Abbiamo perso con il Fano e nessuno ha detto nulla, ci mettiamo la faccia». Lucarelli, dopo 25 minuti di botta e risposta, conclude: «Il problema? Sono i social, fanno più danni della grandine. Complotto? Se ora siamo qua, qualcuno vuole metterci in mezzo e ci sta riuscendo, abbiamo un campionato da vincere e vogliamo fare chiarezza per i tifosi». In mattinata, in un comunicato, il Parma Calcio 1913 aveva espresso «profondo stupore e totale disgusto» per l’articolo del Mattino di ieri. «La società è totalmente al fianco dei giocatori rispetto a voci, sospetti, accuse assurde e infamanti per uno sportivo».
Negano qualsiasi coinvolgimento anche i giocatori dell’Ancona. «Abbiamo giocato al massimo e vinto con merito una partita dominata, quella di Parma, che rappresenta una risposta soprattutto a noi stessi e poi anche agli altri. Vincere al Tardini ci ha provocato delle emozioni che nessuno ci toglierà mai e ha permesso di lasciare aperta una speranza di salvezza che sembrava insperata», dicono i giocatori al sito Tuttoancona. Si sfogano con una testata locale, visto che sono in silenzio stampa. Ma al centro delle loro accuse c’è soprattutto la loro caotica situazione societaria: «Siamo in mano a dei prestanome e a persone poco limpide, per usare un eufemismo, come peraltro segnalato agli organi federali preposti». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino