Ci ha acceso la luce e se n'è andato. Missione compiuta. Adalberto Giazotto, 77 anni, è morto a Pisa dopo averci trascinato - nonostante noi - all'alba della...
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Gli hanno ciecamente negato il Nobel, tripartito fra scienziati Usa che avevano chi la visione e la conoscenza (Kip Thorne) chi la capacità (in proporzioni diverse Reiner Weiss e Barry Barish). Giazotto, che aveva tutto questo, ci ha lasciato l'accesso ad un Universo che si squaderna in leggi e corpi celesti ancora sconosciuti che capovolgono i capisaldi del sapere umano e ci riportano, addirittura, al mistero della vita che sorge dalla materia inanimata. Il meglio deve ancora venire.
È stata la missione della sua vita. Dimostrare che Einstein aveva torto. Di tutte le previsioni miracolosamente esatte del padre della relatività generale una sola era clamorosamente e fortunatamente sbagliata. «Non si può fare» aveva detto. Non si può, spiegava, costruire un apparecchio che intercetti le onde gravitazionali che fanno fremere lo spazio ed il tempo come la superficie del mare. Nessuno le vedrà mai, aveva concluso Einstein. Nessuno, diceva, potrà mai esplorare spazio tempo e materia grazie a loro che sono la conseguenza inafferrabile di eventi primordiali sconosciuti.
Giazotto, che abbiamo congedato senza gli allori terrestri delle accademie svedesi, tutta la sua vita ha sfidato Einstein, con la capacità per smentirlo passo passo sulle difficoltà da superare. «Si può fare» si incaponì assieme ad un altro grande, il francese Alain Brillet. Giazotto, poi, sapeva vedere «come» fare l'impossibile interferometro. Pezzo dopo pezzo trovava soluzioni ai problemi insormontabili per Einstein: come i superattenuatori di interferenze ai quali ha lavorato l'Infn di Napoli che li ha realizzati e fatti funzionare. E da sempre Giazotto ha saputo dove cercare per trovare le sorgenti.
Ha avuto ragione su tutto. Ma il Nobel, alla fine, l'hanno dato agli americani dell'interferometro Ligo che hanno tagliato l'ultimissimo traguardo un secondo prima di Virgo (spenta per upgrading). Come fosse una questione di velocità. In realtà Ligo, se fosse rimasto a pescare nelle frequenze che avevano scelto gli americani, non avrebbe visto una supernova nel cortile di casa. Ed ancora starebbe cercando. Occorreva scandagliare frequenze molto più basse per finire sull'onda giusta sollevata dalla fusione dei buchi neri, come accadde nel 2015. Adalberto Giazotto lo sapeva, lui solo, e lo diceva. Gli americani, intelligentemente, alla fine gettarono le reti proprio nel punto indicato dallo scienziato italiano. Si può, dunque, tranquillamente affermare che senza Giazotto l'era dell'astrofisica gravitazionale, futuro della conoscenza globalmente intesa dalla fisica fino alla filosofia, sarebbe stata quantomeno rinviata. Ed è certo che Virgo, una volta riaccesa al massimo della potenza, guardava nella direzione giusta indicata anche agli americani. «Non bastava avere l'idea giusta - dice Enrico Calloni dell'Infn di Napoli che è stato a lungo responsabile del funzionamento del ciclopico complesso di Virgo - bisognava anche saperla far camminare. Giazotto è stato davvero l'unico». L'Infn di Napoli sarà rappresentato oggi a Pisa, nella chiesa del Santo Sepolcro, da Calloni e da Luciano Di Fiore, che seguì spesso Giazotto nelle sue missioni contro Einstein e per la scienza.
E ci deve essere qualche cosa nelle stelle di famiglia: il padre di Giazotto, Remo, compositore e musicologo di genio, sarebbe il vero autore del celeberrimo adagio di Albinoni. Come Manzoni nei «Promessi sposi» ci parla del ritrovamento di un manoscritto che lo avrebbe ispirato, Giazotto padre raccontò, all'epoca, di aver trovato antichi, incompleti, spartiti di Albinoni. In realtà è ormai praticamente accettato che l'adagio struggente sia un'opera originale di Giazotto senior che l'avrebbe scritta nel 45. Da Albinoni a Kip Thorne, i Giazotto si sono comunque misurati con dei grandissimi: Cirano di Bergerac avrebbe detto: «Moliere ha genio e Cristiano era bello». Ma il tempo rende giustizia. Giazotto, l'uomo che si è battuto contro Einstein e per la scienza, è uscito a riveder le stelle.
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Il Mattino