Fino al 31 marzo 2019, l'uomo ha vissuto nell'era scientifica inaugurata da Galileo Galilei puntando il telescopio sulla luna e vedendola come mai prima nella storia...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il primo aprile 2019 è il giorno in cui gli esploratori gravitazionali cominciano ad usare quella che Lepoldo Milano, dall'Infn di Napoli fra i pionieri del progetto Virgo, ha chiamato «la stele di Rosetta». La collisione fra stelle di neutroni osservata da Virgo e Ligo insieme il 17 agosto di due anni fa. Un evento paragonabile, per la ricerca scientifica, a quello della scoperta della stele incisa in greco, demotico ed egizio antico che consentì, attraverso due lingue note, di decifrarne una antichissima e perduta. Finora eravamo in grado di vedere qualcosa nel cosmo senza capire cosa fosse. Lo vedevamo esplodere, quel qualcosa, trascolorare, spengersi in tempi relativamente lunghi, ne leggevamo i raggi x. Il resto era ignoto. Il 17 agosto le onde gravitazionali ci hanno rivelato che si trattava della collisione fra due stelle di neutroni che si correvano incontro e si abbracciavano alla metà della velocità della luce, fondendosi e proiettando nel cosmo atomi pesantissimi, fucine di metalli pesanti e dell'oro. Fucine di materia e poi, per vie misteriose, della vita stessa. La stele di Rosetta ha le impronte digitali dell'avvento della materia, prima inanimata, poi animata, in un universo di gas.
Sarà questo un anno di esplorazione alla quale, poi, si uniranno i giapponesi che vogliono essere della partita con un altro interferometro gigante in costruzione, Kagra. Al dipartimento di fisica della Federico II di Napoli, il direttore Leonardo Merola, ha voluto per studenti - ma anche per i giornalisti - un meeting che inaugurasse l'epoca al quale l'università e l'Infn di Napoli, hanno dato e danno un contributo indiscutibile. L'ex spokeperson della collaborazione Virgo, Fulvio Ricci, al quale fu affidato l'epocale annuncio unificato con gli Usa («Abbiamo preso le onde gravitazionali») ha fatto nell'aula Caianiello del Dipartimento, il punto dello stato dell'arte. Dove siamo arivati - alla stele di Rosetta - e dove andiamo.
E il futuro si chiama Et, Einstein Telescope, il superinterferomentro che l'infn - con il gruppo napoletano in testa - vuole in Italia, come già Virgo. Dieci chilometri di bracci, sottoterra, a bassissima temperatura e con una sensibilità mai raggiunta, Et cerca casa. Casa che, per l'Infn, dovrebbe naturalmente trovarsi nel sottosuolo ex minerario della Sardegna, regione non sismica e - nel sito individuato - molto poco abitata. L'alternativa sarebbe la Finlandia con tutti i limiti delle situazioni estreme. Se l'Italia, dopo Virgo, riuscirà a conservare la presenza di una delle più grandi e preziose infrastrutture scientifiche del futuro sarà in gran parte merito del gruppo napoletano dell'Infn, al centro del progetto sardo che potrebbe essere il trampolino italiano verso l'altra via della Seta. Quella dell'esplorazione gravitazionale.
Leggi l'articolo completo su
Il Mattino