Incidente bus sulla Napoli-Avellino:
bulloni estranei alla tragedia

Incidente bus sulla Napoli-Avellino: bulloni estranei alla tragedia
di Alessandra Montalbetti
Giovedì 25 Gennaio 2018, 10:30 - Ultimo agg. 10:51
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«Il fenomeno di erosione dei tirafondi non era prevedibile e non si era mai verificato prima» e ancora «il fenomeno riscontrato non ha avuto alcuna incidenza causale sulla caduta dell'autobus».

A queste conclusioni sono giunti i consulenti della difesa di Autostrade per l'Italia che ha incaricato otto docenti universitari specialisti in discipline di ingegneria dei trasporti. A ribadirlo, ieri mattina dinanzi al giudice monocratico Luigi Buono, il professore Marco Boniardi del Politecnico di Milano che ha precisato «la consulenza del perito nominato dalla procura ha trascurato alcuni aspetti, come la funzione degli ancoranti che non è quella di aumentare la resistenza, bensì di deformarsi e di limitare lo spostamento laterale della barriera ha precisato Boniardi mentre la resistenza deve essere assicurata dal new jersey».

Attraverso la proiezione in aula di una serie di slide, il docente Boniardi del politecnico di Milano ha focalizzato l'attenzione sul fenomeno di corrosione che ha interessato i tirafondi: «nell'aprile 2009, anno dei lavori di somma urgenza che hanno interessato due delle campate del viadotto Acqualonga, il fenomeno dell'erosione non si era ancora presentato e dunque non era certamente prevedibile».


A conclusione della relazione esposta in aula dai consulenti nominati dalla difesa di Autostrade spa, ha relazionato il professore Lorenzo Domenichini: «Dalle analisi eseguite, gli ancoranti del viadotto Acqualonga presentavano idonee caratteristiche di protezione. Il reale fenomeno di corrosione è stato causato da qualche imprevedibile fenomeno che ha interessato alcuni degli ancoranti. Tale fenomeno non era noto e non è riportato in alcun testo, dunque non era prevedibile. In più l'attività di monitoraggio dei tecnici eseguita con procedure di controllo visivo della barriera e degli ancoranti, non ha mai messo in evidenza una perdita di funzionalità degli stessi. Le barriere in opera sul viadotto erano adeguate ed idonee, oltre a conservare le capacità di contenimento anche superiori a quelle richieste dalla normativa». Inoltre i consulenti sostengono che «la responsabilità dell'evento non è ascrivibile all'infrastruttura autostradale, ma va ricercata altrove, in particolare nelle condizioni dell'autobus e all'imperizia del suo conducente». Il consulente della difesa punta il dito contro il malfunzionamento del bus ed in particolare alla manomissione della valvola a 4 vie.

Conclude che «l'impatto del bus e l'interazione con gli altri veicoli è avvenuto con modalità tali che neanche una barriera di classe H4 avrebbe potuto contenere». Dunque, stando agli esperti di Autostrade per l'Italia, il crollo della barriera laterale «sarebbe da imputare ad altri fattori e non, come sostenuto dalla Procura, allo stato di corrosione dei tirafondi». La prossima udienza è fissata il 31 gennaio quando i consulenti saranno sottoposti al controesame del procuratore Rosario Cantelmo, affiancato dal consulente tecnico, l'ingegnere Alessandro Lima.
 
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