Marzena, il racconto dell'orrore:
«Così sono stata presa a martellate»

Marzena, il racconto dell'orrore: «Così sono stata presa a martellate»
di Alessandra Montalbetti
Mercoledì 5 Giugno 2019, 12:00
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«Mi ha colpito in testa per ben due volte con il martello, poi non ricordo più nulla».

In aula ieri mattina, Marzena Trznadel, 37enne di origine polacche, ma da anni residente in città, ha ricostruito le violenze fisiche e psicologiche a cui è stata sottoposta per anni durante la relazione con Gerardo Galluccio, 57enne avellinese, detenuto nel carcere di Bellizzi Irpino ed accusato di tentato omicidio dopo la violenta aggressione perpetrata, a colpi di martello, nei suoi confronti lungo Corso Europa il 18 settembre scorso.
 
La 37enne, difesa dall'avvocato Costantino Sabatino, ha confermato le accuse mosse nei confronti dell'ex compagno e contenute in due denunce presentate dalla vittima. Oltre al violento episodio verificatosi lungo Corso Europa, la 37enne ha ricostruito dinanzi al collegio giudicante, presieduto dal magistrato Luigi Buono (a latere Giulio Argenio e Lorenzo Corona), l'aggressione subita dall'ex convivente il 26 agosto 2018 nell'androne del portone della loro abitazione. L'uomo, sottoposto al regime detentivo e difeso dall'avvocato Alberico Villani, in quella occasione non esitò a colpire la donna e sua figlia ripetute volte con una bottiglia di vetro. Anche in quell'occasione, la 37enne provvide a presentare la denuncia nei confronti del suo aguzzino che avrebbe tenuto una condotta violenta costante nel corso della loro relazione. Episodio, questo, posto in essere poco tempo prima della brutale aggressione avvenuta nella centralissima strada avellinese, quando, come sostenuto, dagli inquirenti, l'uomo nascose il martello tra alcuni fogli di giornale per estrarlo e colpire la donna.

Il 54enne fu bloccato dagli agenti della squadra volante, nei pressi dello stadio Partenio di Avellino, dopo che lo stesso aveva tentato una breve fuga dopo il cruento episodio. Non c'era pericolo di fuga e gli fu contestato il reato di lesioni, così il 54enne, non fosse subito sottoposto alla misura cautelare in carcere, bensì denunciato a piede libero all'autorità giudiziaria.

La misura degli arresti fu eseguita dai carabinieri avellinesi qualche giorno dopo su richiesta del pm De Angelis. Il 54enne del capoluogo, con precedenti penali per rapina e violenza, durante l'interrogatorio di garanzia dinanzi al giudice per le indagini preliminari, Fabrizio Ciccone, dichiarò di aver agito, accecato dalla gelosia e di non ricordare più nulla di quella giornata perché troppo sconvolto.

«L'avevo vista sul balcone della casa della donna presso la quale lavora, mentre stendeva il bucato. Mi sono fermato con la macchina e l'ho guardata tutto il tempo. Quando è scesa in strada l'ho incrociata: ho perso la testa. E ho fatto quell'orribile gesto». L'indagato aveva raccontato di aver agito mosso dalla gelosia e spinto dall'allontanamento della compagna, alla quale era ancora profondamente legato sentimentalmente. La donna dopo il trasferimento e il ricovero al San Giuseppe Moscati di Avellino, riportò un trauma cranico e diversi punti di sutura al capo. Si torna in aula il 22 ottobre quando verrà ascoltato il testimone oculare dell'accaduto, Raffaele Biancolino, l'ex calciatore biancoverde, che compresa la gravità della situazione uscì dal negozio per difendere la malcapitata e a mettere in fuga l'aggressore. Sempre nella prossima udienza dovranno essere ascoltati anche gli altri titolari delle attività commerciali della zona dove avvenne la brutale aggressione.
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