Orrore nel carcere di Avellino: detenuto cava un occhio a un altro recluso in infermeria

L'aggressore, maghrebino, era armato di un coltello lungo 30 centimetri: gli agenti lo salvano dal linciaggio

Il carcere di Avellino
Il carcere di Avellino
Domenica 24 Settembre 2023, 12:08 - Ultimo agg. 16:38
2 Minuti di Lettura

«L'estate rovente delle carceri campane, che avevamo preannunciato a inizio stagione, continua a incendiare le strutture detentive, per adulti e minori, della Regione». Lo denuncia il segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Donato Capece, commentando il «sabato di follia appena trascorso nelle carceri di Avellino, Salerno e Nisida» e preannunciando per martedì una manifestazione di protesta del Sindacato a Napoli, davanti agli uffici del Provveditorato regionale dell'Amministrazione Penitenziaria, che «assiste passivamente all'implosione del sistema carcerario regionale, a tutto discapito dell'ordine e della sicurezza interna».

Il fatto più grave, nella Casa circondariale di Avellino, lo racconta Tiziana Guacci, segretario regionale Sappe: «Nel primo pomeriggio di ieri, un detenuto maghrebino armato di un coltello di circa 30 centimetri ha tentato di aggredire un Agente di Polizia Penitenziaria, preposto all'infermeria.

Un altro detenuto, un italiano ristretto nell'infermeria, si è intromesso per difendere il collega e gli è stato cavato un occhio. Sul posto, è tempestivamente intervenuto in soccorso un altro poliziotto che ha cercato di disarmare il maghrebino togliendogli il coltello. Subito dopo, lo stesso poliziotto ha salvato il maghrebino da circa 50 detenuti italiani che erano accorsi per aggredirlo».

«Così non si può più lavorare»,  commenta la sindacalista che aggiunge un altro episodio avvenuto nella Casa circondariale di Salerno:«Tre colleghi del Nucleo Traduzioni e Piantonamenti, mentre stavano portando un detenuto straniero, con problemi psichiatrici, a fare una visita, sono stati da lui aggrediti: uno dei tre ha ricevuto una testata al volto, con gonfiore allo zigomo, e gli altri due presi a calci. Oramai non se ne può più: qui si rischia la vita tutti i giorni».

© RIPRODUZIONE RISERVATA