La maggioranza resta senza i numeri e batte in ritirata al momento del voto sul futuro del Tribunale di Avellino.
Primo scivolone post-elettorale della compagine festiana. Fallisce il tentativo del sindaco di sfruttare l'ordine del giorno del capogruppo di La Svolta Dino Preziosi, contro l'accorpamento del Palazzo di Giustizia di Avellino con quello di Benevento, per dare forza al suo piano di delocalizzazione delle sedi giudiziarie, a Palazzo di Città ed al Convento di San Generoso. Invitato a relazionare in merito, Festa si pronuncia contro l'accorpamento, e soprattutto spiega le ragioni di fondo della sua strategia, chiedendo un voto unanime all'assise «anche per realizzare lo studio di fattibilità richiesto dall'Ordine degli avvocati».
Per la modifica dell'ordine del giorno, sarebbe stato necessario un accordo bipartisan. Che non c'è stato. Così, preso anche atto di non avere i 17 consiglieri minimi per tenere in piedi la seduta, il sindaco chiama la ritirata. Fatto singolare, ma non inedito, ai festiani si accoda pure la capogruppo leghista, Monica Spiezia, che è parte dell'opposizione. Assenti, in maggioranza, i consiglieri De Renzi, De Vito, D'Aliasi, Cucciniello, e Di Sapio. Uno in ogni gruppo, per un totale di sole 16 presenze.
Infruttuoso epilogo a parte, il dibattito era stato intenso.
La maggioranza lo sostiene. Le opposizioni bocciano il trasferimento, ritenendo inidoneo il Palazzo di Città. Preziosi, che ha stimolato la discussione, alla fine, stigmatizza la fuga dei festiani, che non hanno votato nemmeno contro l'accorpamento col Sannio. «Per noi deve essere l'aula a decidere la delocalizzazione del tribunale - ricorda - Pretendiamo che avvenga esclusivamente su un suolo pubblico per evitare speculazioni. Loro sono andati via, probabilmente, anche per questo, perché non erano d'accordo». Il consigliere di opposizione punta l'indice sui «problemi politici della maggioranza»: «Eravamo in tutto 22, compresi i 6 dell'opposizione. È evidente che il problema c'è. A questo punto - sottolinea - occorre aprire una discussione politica sulle varie collocazioni in aula. Perché nessuno ci sta capendo più niente».
Nicola Giordano, del Pd, si dice «contrario alla vendita di Palazzo di Città, che sarebbe una resa» e reputa «frettolosa» la soluzione festiana. «Un Tribunale ha bisogno di spazi diversi, percorsi di sicurezza per detenuti, aule apposite. Qui anche la viabilità è limitata. Realizziamo propone il piano particolareggiato e sfruttiamo la Ni01 con investimenti pubblici». Francesco Iandolo, capogruppo di «App», è molto scettico: «Lo stabile di Palazzo di Città sembra buono per tutto, ma non è così. Non è moderno né adeguato. Tantomeno funzionerebbe uno spezzatino al Convento di San Generoso». Nando Picariello, del Movimento Cinque Stelle è chiaro: «L'esigenza primaria è che il Comune ridefinisca urbanisticamente gli spazi e trovi immediatamente l'area più idonea perché nasca un tribunale che, anche ad Avellino sia presidio di legalità, esempio di efficienza, e garanzia contro ulteriori infiltrazioni criminali sul territorio».