Un bimbo di 13 anni, affetto da cecità assoluta, escluso dalla programmazione della gita scolastica della primavera prossima. È bufera a Grottaminarda. A denunciare l'accaduto è la signora Annarita Cappuccio, madre di Antonio Cobino che frequenta la 3° B dell'istituto comprensivo San Tommaso D'Aquino.
Tutto ha avuto inizio qualche giorno fa quando, in vista della gita d'istruzione, il personale scolastico ha richiesto la disponibilità ai genitori degli studenti per l'assenso alla partecipazione, esclusa la famiglia Cobino. «Ad inizio anno scolastico racconta Annarita Cappuccio il vicepreside mi informava della volontà della scuola di programmare una gita di due giorni, ottenendo il nostro immediato appoggio. Non posso nascondervi la gioia provata. Per me e per mio marito (Generoso Cobino, ndr) è stato davvero piacevole sapere che Antonio potesse prendere parte a questa attività in compagnia dei suoi amici di classe. Nostro figlio ama tantissimo frequentare il contesto scolastico e ritrovarsi ogni giorno insieme ai suoi coetanei».
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Poi qualcosa sembra non sia andata secondo le aspettative. La signora Cappuccio è venuta a conoscenza, da altre fonti, del mancato coinvolgimento della sua famiglia. «Giovedì mi sono recata a scuola per prendere mio figlio, e nessuno mi ha detto nulla. Nel pomeriggio, però, sono stata contattata da alcune mamme che mi hanno chiesto notizie sulla nostra volontà e sulle nostre intenzioni di far partecipare Antonio. A quel punto mi è crollato tutto addosso. Per quale ragione? Perché evidentemente non mi hanno concesso l'autorizzazione per l'accompagnamento. Né, a parte l'indicazione iniziale del vicepreside, nessuno mi ha più comunicato nulla».
Il rammarico della famiglia Cobino è acuito dal fatto che simili episodi sono già accaduti. «Non è la prima volta - spiega Annarita Cappuccio - che dobbiamo imbatterci in queste spiacevoli situazioni. Già lo scorso anno e quando Antonio frequentava la prima media è successa la stessa cosa. Ritengo che sia un diritto che spetta ad Antonio quello della gita scolastica. Poi eventualmente saremo noi a decidere se farlo partecipare o meno». Dopo la mancata comunicazione, la mamma del tredicenne, non si è persa d'animo. Anzi, si è recata a scuola e ha chiesto alla vicepreside i motivi del mancato invito a partecipare.
«Al mio quesito - spiega Cappuccio - mi è stato risposto che la scuola deve fare prima un resoconto dei bimbi partecipanti. Dunque, mi chiedo, perché Antonio non è stato considerato? Di certo, ho notato continue contraddizioni in ciò che mi è stato descritto. Persino che la professoressa avrebbe voluto contattarci, ma che non disponeva del mio numero di telefono. Cosa assai discutibile dal momento in cui il contatto telefonico è affisso dietro la porta della classe, per eventuali necessità o urgenze».
A questo punto la signora, assai amareggiata e delusa, promette di non fermarsi: «In considerazione della poca trasparenza dei rappresentanti dell'istituto comprensivo con cui ci siamo interfacciati, ho inoltrato una pec con la quale ho fatto ben presente alla dirigente tutto l'accaduto, nella speranza di avere risposte precise. Ad oggi, però, non ho ottenuto riscontri. Davvero non ho più parole, né lacrime».
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La famiglia dell'alunno spera che il caso venga risolto quanto prima. «Parlare di inclusione scolastica - precisa Annarita Cappuccio - significa anche garantire pari diritti a tutti gli studenti, sia durante le attività curriculari che extracurricolari. Purtroppo, però, riscontriamo ancora una volta discriminazione nei confronti di nostro figlio». Pioggia di messaggi di solidarietà sui social per la famiglia Cobino, mentre la dirigente scolastica Maria Antonietta Rizzo, contattata da Il Mattino, non risponde.