Mai posticipare la sveglia di 5 minuti al mattino: gli effetti nocivi sul cervello durano tutta la giornata

L'effetto snooze porta il nostro cervello a mantenere quella situazione di inerzia del sonno anche per tutta la giornata

Mai posticipare la sveglia di 5 minuti al mattino: uno studio rivela che ha effetti nocivi sul nostro cervello per tutta la giornata
Mai posticipare la sveglia di 5 minuti al mattino: uno studio rivela che ha effetti nocivi sul nostro cervello per tutta la giornata
Paolo Travisidi Paolo Travisi
Giovedì 10 Novembre 2022, 14:00 - Ultimo agg. 18 Marzo, 16:55
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Ancora cinque minuti. Quante volte lo abbiamo detto e magari ogni mattina al suono della sveglia. E quante volte, posticipiamo la sveglia, che ormai viene spesso sostituita dallo smartphone. Ebbene, questi cinque minuti, secondo una ricerca recente avrebbero un effetto traumatico per tutta la nostra giornata. I ricercatori dell'università di Notre Dame di Parigi hanno approfondito questa abitudine molto comune, che ci offre l'illusione di poter riposare ancora un po' e di risvegliarci in maniera più dolce, ma che in realtà avrebbe degli effetti negativi a livello psicofisico.

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Meglio alzarsi

Uno studio dell'Università francese ha indagato su questa pratica, svolgendo una ricerca che ha dimostrato che non solo la posticipazione del risveglio lo rende ancora più traumatico poiché interrompe i cicli naturali del sonno, ma crea una sorta di inerzia del sonno, che induce uno stato di stanchezza o intontimento che può protrarsi anche per l'intera giornata.

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Cosa accade

Quella sensazione di intontimento, che tutti noi proviamo la mattina presto al risveglio, è uno stato fisiologico di transizione dal sonno alla veglia, che si presenta come una diminuzione della vigilanza, prestazioni fisiche e mentali ridotte ed un disorientamento che può persistere tra i 20 minuti e le due ore successive.

E questa fase può variare in base a come e quando ci si risveglia. I ricercatori francesi hanno analizzato le modalità di sonno di 450 adulti, concludendo che il 57% del campione faceva ricorso abitualmente allo snoozing, alla pratica di rimandare il risveglio, essendo meno attivo durante la giornata e con più disturbi del sonno, rispetto ai non snoozer.

Studio italiano

Uno studio italiano pubblicato sulla rivista Neuroscience, chiarisce che nei primi cinque minuti dopo il risveglio, diverse aree del cervello non lavorano in simbiosi, per cui si crea una dissociazione tra la percezione di essere svegli - legata alla ripresa dell'attività elettrica - ed il rallentamento delle capacità sensoriali, dovuto ad una più lenta ripresa dell'attività cerebrale nelle aree posteriori. La ricerca italiana spiega che questo meccanismo è dovuto al fatto che diverse aree del cervello umano impieghino tempi per diversi per essere del tutto attive.

Conclusioni dello studio

«Quando è un allarme a svegliarti - ha affermato Stephen Mattingly, autore principale dello studio francese - è poco probabile che ti stia svegliando da un sonno leggero. Se è così, la probabilità di inerzia del sonno aumenta nei primi minuti dopo il risveglio». Lo snooze, infatti, ci fa pensare di guadgnare qualche minuto in più, in realtà ci fa cominciare un ciclo di sonno che non si completerà mai.

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