Benevento, dopo il cromo
ora nei pozzi è incubo nichel

Benevento, dopo il cromo ora nei pozzi è incubo nichel
di Gianni De Blasio
Sabato 25 Maggio 2019, 08:16
3 Minuti di Lettura
Dopo il cromo ecco il nichel. Su valori ben oltre il limite di concentrazione. Stavolta è l'acqua del pozzo dell'Imeva, sempre all'interno dell'agglomerato industriale di Ponte Valentino, a registrare risultati esorbitanti: 650 microgrammi a fronte di un limite fissato a 20 microgrammi. Come se non fosse sufficiente, ecco pure il manganese, che ha toccato quota 85 mentre il massimo è 50, e il solito cromo, stavolta solo il totale, attestatosi a 75 rispetto al limite di 50. Sforamenti più contenuti ma comunque oltre il limite di concentrazione.
 
Sono dati ufficiali, emersi dalle analisi effettuate dall'Arpac, un campione di acqua sotterranea prelevato il 16 maggio, a seguito delle indagini scattate dopo la denuncia della Leonardo Elicotteri, nel cui pozzo si sono registrati valori record cromo totale e cromo esavalente. Ieri, il sindaco Mastella, informato dall'Arpac, ha chiesto alla Provincia di vietare immediatamente all'Imeva l'emungimento dal pozzo ma, in effetti, è già dalla scorsa settimana, dall'ordinanza diramata dalla Rocca, che l'industria meccanica non può utilizzarlo, in quanto solo gli opifici che dimostrano di avere i rapporti di prova nella norma, avrebbero potuto richiedere la revisione dell'ordinanza. Come accaduto per il pozzo del depuratore consortile o quelli della Nestlè e della Rummo, pur se il pastificio non si serve dell'acqua del pozzo. Ieri, la Provincia ha sbloccato pure quello della Sanav.

L'assorbimento intestinale del nichel, come riferito dal Ministero della Salute, attraverso l'acqua potabile è «40 volte superiore rispetto a quello attraverso il cibo. Si distribuisce a tutti gli organi, ma soprattutto ai reni, polmoni e fegato. È eliminato principalmente con le urine. Studi su animali di laboratorio dimostrano che l'esposizione al nichel causa alterazioni di tipo istopatologico al polmone e alterazioni nei meccanismi di riproduzione. Test in vitro e in vivo hanno evidenziato che è mutageno e capace di indurre aberrazioni cromosomiche. È in grado di indurre tumori se somministrato per via inalatoria».

Intanto, la Regione-Ufficio Autorizzazioni Ambientali e Rifiuti di Benevento ha precisato con la lettera del 20 maggio che per i pozzi di Pezzapiana e Campo Mazzoni si devono applicare le norme sulla contaminazione delle acque profonde e non solo quelle sulla potabilità. L'associazione «Altrabenevento» ha inviato una diffida al sindaco Mastella per chiedergli di chiudere immediatamente quei pozzi e invitare la Gesesa a servire pure agli abitanti dei rioni Ferrovia, Libertà e centro storico, l'acqua proveniente dalle sorgenti del Biferno che la Regione ha già assicurato e che sta progressivamente fornendo al capoluogo da qualche settimana.

A rispondere per il Comune, sono stati il dirigente Andrea Lanzalone e il Rup Elena Cavuoto, che hanno fatto presente alla Regione che è in corso la procedura di indagine preliminare sui siti dei pozzi in questione secondo un cronoprogramma trasmesso dalla ditta affidataria «Artea» e che in tutte le note precedenti pervenute dai vari enti (Asl, Provincia, Arpac eccetera) non è masi stata palesata la necessità di porre in essere suddette misure emergenziali, finalizzate al contenimento della potenziale contaminazione. Pertanto, Lanzalone e Cavuoto chiedono all'Ufficio, «in modo chiaro, circostanziato e inequivocabile se e quali misure debbano essere poste in essere, senza ulteriori note tra i vari enti che determinano confusione su competenze e provvedimenti da porre i essere». Lanzalone, infine, chiarisce che con precedente nota ha chiesto alla Gesesa di adottare tutte le misure necessarie al fine di contenere, se esistente, la contaminazione.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA