Donne, arte, carta: «Mondoromulo», qui tutto è possibile

Nella collettiva opere di Alessia Canelli, cecilia Damiani e Fiorita Ragozzino

Donne, arte, carta: «Mondoromulo», qui tutto è possibile
Donne, arte, carta: «Mondoromulo», qui tutto è possibile
di Michele Palmieri
Martedì 19 Marzo 2024, 10:27
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La collettiva «Everything is possible» che si sta svolgendo presso la galleria «Mondoromulo arte contemporanea» a Castelvenere è un inno al talento e alla creatività ma anche un voler celebrare quattro donne, quattro artiste, che utilizzano la carta come mezzo espressivo. Alessia Canelli, Cecilia Damiani, Fiorita Ragozzino e Marta Perroni attraverso l'utilizzo di varie tecniche (tra cui stampa, disegno e calcografia) offrono una visione unica e personale della loro arte, esplorando temi che vanno dalla poesia visiva alla botanica. La mostra, ma anche le opere che saranno visibili fino al prossimo 7 aprile, sono per il pubblico un invito all'esplorazione. Un immersione tra gli spazi interiori attraverso un linguaggio artistico alternativo che dialoga tra uomo e natura.

«Alessia Canelli - racconta Marco Amore, curatore della mostra - porta con sé un bagaglio di esperienze che oltrepassa i confini convenzionali delle singole discipline, evidenziando un crescente apprezzamento per l'interconnessione dell'arte con altri ambiti del sapere e della pratica umana». «Il mio - dice invece la stessa artista - è un tentativo di trasporre suoni, parole e numeri in immagini e segni.

Lavoro per sottrazione, simultaneità, per analogie e ambivalenze, ponendo l'accento su ciò che sta attorno, che definisce dall'esterno e diventa necessariamente spazio di propagazione, partendo della pagina: testi asemantici per una lettura tabulare che propone di unire diverse prospettive di senso derivate dal rapporto tra le indicazioni rilevate e quelle esplicitamente offerte».

«La narrazione qui si esprime attraverso una gestualità spontanea - aggiunge Amore spiegando le opere calcografiche di Fiorita Ragozzino - tanto naturale quanto la luce e l'ombra che plasmano i volumi delle opere, tra pennellata e incisione». «La ricerca - sottolinea, inoltre, la diretta interessata - è continua sperimentazione di materie e tecniche, del gesto e del segno: attraverso la pittura, il gesto spontaneo e il segno inciso, nella stampa che imprime le profondità create dalla materia, rivelando il movimento, le direzioni possibili, la trascrizione dell'esperienza vissuta».

Passando a due approcci che trovano le radici nella botanica, si incontrano le opere di Cecilia Damiani che, spiega Amore, «esplora un territorio che si situa tra la poesia visiva e la calcografia evocando suggestioni orientali o elementi corsivi attraverso un simbolismo di matrice vegetale». «Tutto il lavoro - dice la Damiani - si regge su esili steli e instabili trame. Nella terra di mezzo dove stampe calcografiche di fiori distanti e malinconici, così come quelle dove parole senza verso raccontano una storia smarrita, si trova la sana inquietudine che sorregge il mio portato artistico».

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«Il mio lavoro - dice Marta Perroni - è una lente d'ingrandimento sui miei spazi interiori. Esploro me stessa e l'ambiente attraverso metafore botaniche e biologiche. Necessità, assenza, quotidianità, relazioni, ricerca, archivio, scoperta e protezione. Risultato è il racconto di un'indagine, processo interno e viscerale in continuo movimento attraverso il quale mi scopro scavando e mostrandomi strato per strato». «Con la sua profonda indagine sui temi dell'esperienza umana attraverso metafore botaniche - conclude Marco Amore parlando di Perroni - invita lo spettatore a esplorare spazi interiori di necessità, assenza e scoperta. La sua opera trasmette una sorta di linguaggio alternativo, dove ogni segno, sospeso tra pittura e incisione, diviene la morfologia di un codice nel dialogo tra uomo e natura».

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