Benevento, la protesta in via Carlo Torre: «Giù le mani dai basoli»

Via Carlo Torre
Via Carlo Torre
di Antonio Martone
Venerdì 5 Maggio 2023, 12:03
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«Giù le mani dai basoli di via Carlo Torre», è questo l'appello che arriva dagli abitanti del Rione Triggio dove hanno preso il via da qualche settimana i lavori nell'ambito dei Pics per il progetto «La città dei Romani» che riguardano l'area che va da piazza Cardinal di Pacca al Teatro Romano, in pratica quasi l'intero quartiere medievale. Un caso che sicuramente farà discutere anche nei prossimi giorni. Si contesta, in particolare, la rimozione dei basoli, esistenti da anni, che erano perfettamente allineati ed anche integri e si chiede che quelli non ancora rimossi non vengano toccati. Un invito inedito di chi tiene alle strade come se facessero parte di casa propria.

«Da tempo dice Vincenzo Capuozzo stiamo chiedendo l'intervento del Comune per la sistemazione di via Episcopio e calata Olivella che versano in condizioni precarie e che sono gli ingressi ufficiali e riconosciuti per turisti e non solo nel nostro rione.

Addirittura ci sono da anni dei tombini scoperti, marciapiedi semi-distrutti e stranamente lì almeno finora ci hanno riferito che non è previsto alcun tipo di lavoro. Incredibilmente, invece, sono stati smantellati i nostri basoli creando stupore tra tutti noi. Vi dico solo un episodio per chiarire meglio la situazione. L'impresa in un primo momento era intervenuta con un mini-cat che però non si è rivelato adatto, talmente stavano sistemati bene che nemmeno un terremoto li avrebbe smossi, e successivamente ha dovuto impiegare uno scavatore più grande e potente per smuoverli. Quei fondi potevano essere destinati per qualche altro sito».

La paura dei residenti storici è anche quella che si ripeta la storia di piazza Ponzio Telesino dove oltre dieci anni fa furono rimossi sempre dei basoli per metterne alcuni nuovi che dopo soli tre mesi si sono rivelati inadeguati. «Situazione dice Gino Intorcia che è in essere. Noi del quartiere le abbiamo chiamate mattonelle parlanti. All'epoca diversi giornali si occuparono di questo caso. In pratica quando si transita i basoli si smuovono totalmente creando assurdi rumori. Un problema ancora irrisolto, non vorremmo che ci fosse un bis».
Proteste e malcontento che coinvolgono anche i pochi esercenti commerciali rimasti nella zona, al di là degli abitanti. «Ho un'attività racconta Paolo Florio che è anche componente del comitato di quartiere Trivium alle spalle del Teatro Romano, esattamente a via Manfredi di Svevia e l'altra mattina addirittura avevano messo delle transenne dove era vietata anche la circolazione dei pedoni. In pratica dovrei chiudere il negozio a tempo indeterminato. Dopo le mie rimostranze sono state fatte delle modifiche, ma di fatto è come se fossimo incarcerati.
Io lavoro ed abito da sempre in questo rione che amo e pertanto cerco di alzare la voce per difendere i diritti dei superstiti, che tuttora vivono qui. Ad esempio non so come stanno facendo gli altri commercianti e quelli che hanno le case a via Torre visto che la situazione non si risolverà in tempi brevi». Anche i commercianti di piazza Cardinal di Pacca dove come noto i lavori sono stati bloccati dalla Soprintendenza in attesa di effettuare dei nuovi saggi archeologici per ritrovamento di reperti, stanno registrando disagi in particolare per il fatto che il marciapiede che delimitava la strada è stato completamente rimosso e c'è una situazione di grande emergenza anche a livello di sicurezza per clienti e non solo.

Sulla vicenda è intervenuto anche il consigliere comunale Vizzi Sguera che ha fatto in questi giorni una mini-ricognizione: «Siamo tutti consapevoli che quando si fanno dei lavori bisogna anche sopportare disagi a livello logistico, ma nel caso del Triggio, premesso che progetti e innovazioni sono benvenuti, credo che gli interventi andavano concordati e discussi preventivamente con i comitati di quartiere, esperti e perché no anche in Consiglio. Ai residenti del Triggio do la mia solidarietà sperando che questi sacrifici possano essere ripagati».
 

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