Galimberti, l'etica e la fratellanza tra «viandanti»

ll filosofo apre il ciclo di conferenze promosso da "Stregati da Sophia"

Galimberti, l'etica e la fratellanza tra «viandanti»
Galimberti, l'etica e la fratellanza tra «viandanti»
di Lucia Lamarque
Mercoledì 6 Marzo 2024, 10:30
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Il viandante non ha una meta a differenza del viaggiatore. Quest'ultimo ben conosce la strada da percorrere che lo porterà alla meta da raggiungere, è un traguardo che taglierà e conoscerà. Il viandante, invece spiega Umberto Galimberti nella lectio magistralis inaugurale del Festival filosofico del Sannio - è colui che va errando e la strada non è quella conosciuta ma nasce sotto i suoi piedi. Allora occorre chiedersi cos'è «l'etica del viandante».

«Oggi è necessario comprendere che l'etica del viandante è un'etica planetaria. Non c'è meta da raggiungere, non c'è patria spiega il filosofo Galimberti non ci sono i confini di uno Stato, non c'è un singolo popolo. Ma la patria, i confini, il popolo sono la terra». Nella visione del filosofo occorre «sostituire alla ragion di Stato la ragione dell'umanità dando vita ad un'evoluzione verso la fratellanza». Galimberti, professore emerito di Filosofia della storia, dopo un appassionato percorso attraverso la filosofia dell'antichità fino a giungere ai nostri giorni, si è soffermato sulla civiltà moderna e sulla nascita della scienza e della tecnica.

Ma, avverte Galimberti, nell'età della tecnica tutte le etiche del mondo occidentale fondate sulla visione antropocentriche sono fallite e si avverte la necessità di un'etica nuova, quella del viandante.

«È questa l'unica etica da percorrere. L'etica del viandante non ha scopi ma continua il percorso lungo una strada che conosce un passo dopo l'altro. Si tratta di una "rivoluzione" che l'uomo deve assolutamente fare sganciandosi dal dominio della tecnica». Anche perché, e qui Galimberti è stato molto duro nei confronti della scuola che non insegna ai giovani cos'è la scienza ed il metodo scientifico, i risultati della ricerca scientifica, dopo anni e anni di lavoro, sono casi fortunati e non certo il risultato di un percorso lineare.

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Il «Festival filosofico del Sannio» con la lectio magistralis di Umberto Galimberti ha dunque affrontato subito uno dei temi più attuali: il rapporto tra natura e tecnica, tra uomo e scienza, giungendo a conclusioni drammatiche. L'uomo non è giudicato per quello che fa ma per come lo fa seguendo gli schemi della tecnica (produttività, tempo, risultato). «Ed in questo ha evidenziato il filosofo è la trasformazione del mondo con il dramma che l'essere umano non è preparato a questa novità. Perché non sappiamo più ciò che è vero e ciò che è giusto». Oggi l'uomo deve ritrovare se stesso nel significato più ampio del concetto di fratellanza.

Ad introdurre Umberto Galimberti, tornato per la quinta volta al festival filosofico beneventano, è stata Carmela D'Aronzo presidente dell'associazione culturale «Stregati da Sophia» che organizza, in collaborazione con l'Università degli Studi di Benevento, la kermesse filosofica giunta quest'anno alla decima edizione. Ad aprire i lavori è stata l'assessora al bilancio del Comune di Benevento, Maria Carmela Serluca che ha portato il saluto istituzionale del sindaco Clemente Mastella. Nel corso del suo intervento Serluca ha rimarcato l'importanza, nel panorama delle manifestazioni culturali della città, del Festival filosofico del Sannio che ha il pregio di portare annualmente in città alcuni tra i protagonisti del mondo della cultura e della filosofia conosciuti a livello nazionale ed internazionale.

Venerdì 8 marzo al teatro San Marco secondo appuntamento della kermesse filosofica sul tema «Linguaggio» con Dacia Maraini. La scrittrice, in occasione anche della «Giornata internazionale della donna», svolgerà la lectio magistralis su «Il linguaggio del rispetto» come baluardo contro ogni forma di pregiudizio e di schiavitù e strumento necessario per la libertà delle donne ancora negata in alcuni Paesi del mondo.

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