Aldo Balestra
Diritto & Rovescio
di

Le competenze
e l'asticella di Draghi

Mario Draghi durante una fase delle consultazioni. Sul tavolo anche un libro con le foto dei parlamentari che incontra
Mario Draghi durante una fase delle consultazioni. Sul tavolo anche un libro con le foto dei parlamentari che incontra
di Aldo Balestra
Sabato 6 Febbraio 2021, 11:42 - Ultimo agg. 11:58
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«Governo tecnico o politico? Draghi si affida al principio della competenza» (Corriere.it, 06.02.2021)
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Appena ieri un amico mi ha raccontato un sogno che aveva fatto la notte precedente. Palazzo Chigi lo convocava, e lui non sapeva nemmeno perché. In una sala d'attesa c'era anche l'economista Carlo Cottarelli e della presenza di quest'ultimo non s'era però stupito. All'improvviso il mio amico veniva invitato ad entrare in una stanza, all'interno c'era il premier incaricato Draghi, che lo accoglieva e dopo un po' lo invitava a firmare l'accettazione dell'incarico di ministro della Repubblica, con delega allo Sport. Il mio amico, professionista nella vita ma senza alcuna competenza sulle problematiche del mondo dello sport, senza appartenenza, militanza e velleità in politica, usciva dalla stanza con l'inquietante interrogativo: «Perché proprio io?». A quel punto era suonata la sveglia e, ridendo di gusto del fantasioso sogno appena fatto, il mio amico ha iniziato la giornata di lavoro pensando ad altro: non più al sogno impossibile (magari ci avrà giocato qualche numero al Lotto...), e nemmeno all'idea di iniziare a far politica perché, chissà, qualche partito un giorno potrebbe farlo eleggere in Parlamento e, magari, ministro lo diventa per davvero.

Quello a cui stiamo assistendo in questi giorni, e meno male, è diverso. Mario Draghi, ex governatore della Banca d'Italia e per otto (!) anni presidente della Banca Centrale Europea, un uomo dalla preparazione e dalle competenze infinite unite ad un profilo sobrio e di credibilità che il mondo invidia da sempre al nostro Paese, è stato chiamato dal Presidente della Repubblica, Mattarella, con l'incarico di formare un nuovo governo: «No a nuove elezioni, dare fiducia a governo di alto profilo che non debba identificarsi con alcuna formula politica», aveva precedentemente detto il capo dello Stato.

Che questa crisi di governo sia arrivata in un momento così drammatico è sotto gli occhi di tutti: «l'emergenza sanitaria, sociale, economica e finanziaria del Paese», ricordata da Mattarella, è vissuta dagli italiani ogni giorno sulla pelle, fuori dai palazzi della politica. E il futuro, se non si corregge subito la rotta, è a tinte foschissime, pur in presenza della robusta ciambella del Recovery Fund, che va "acchiappata" nel modo giusto. Ecco perché, a fronte della litigiosa inconcludenza dei partiti presenti in Parlamento, Mattarella ha chiamato un super-partes al di fuori di ogni sospetto. Ed ora, pensare che uno della statura intellettual-professionale di Draghi possa essere tirato per la giacchetta, di qui e di là, a seconda delle convenienze e dei consueti, triti e ritriti riti di una politica politicante, viene davvero difficile da pensare. Perché dovrebbe farlo un uomo che, nella vita, ha raggiunto vette elevatissime e certo ora non deve dimostrare niente a nessuno, figuriamoci a talvolta sguaiate rappresentanze parlamentari, personificate spesso dalla politica dei selfie, della popolarità e dei ricatti, delle incompetenze e delle convenienze tanto al chilo?

No, Draghi non lo farà.

Ma nemmeno si può pensare che il simpatico accostamento alla figura fantastic-hero di "SuperMario" possa materializzarsi di botto in questa situazione. Certo, se Mario Draghi avesse a che fare con qualche sua creatura da far funzionare, con una squadra e una missione indipendenti da tutto e tutti, magari nel privato, con preciso ed esclusivo mandato a realizzare, non avrebbe problemi: chi sulla competenza ha costruito la propria vita si circonderebbe solo e soltanto di chi ha severamente selezionato senza se e senza ma. Ma....in politica è diverso, si sa. Il Parlamento è diretta rappresentanza del popolo, anche se un sondaggio ci dice oggi che il 60% degli italiani ha fiducia in Draghi. Insomma, la mediazione conta, il legname - come dice un vecchio proverbio contadino meridionale -  è quello che è, e con quello bisogna avere a che fare nonostante il monito iniziale di Mattarella a dare fiducia ad un esecutivo non accostabile ad alcuna formula politica.

Ci permettiamo di pensare che Draghi, che ha bisogno del libro delle foto sul tavolo per capire ....che faccia hanno, chi sono quelli che gli parlano di fronte, adotterà il suo metodo. Che è quello di scegliere innanzitutto in nome delle competenze. Insomma, metterà un'asticella. Ma è anche consapevole che, al di là della sua indiscussa e indiscutibile autorevolezza, avrà sempre a che fare con le forze politiche (quelle di cui prima...) presenti in Parlamento. E lì appetiti, ripicche, vendette, imboscate, veleni potrebbero cominciare un minuto dopo il giuramento.

Il garante di una così difficile posizione da equilibrista rimane, però, proprio lui. Mario Draghi. Quanto più intelligente e sapiente sarà il posizionamento dell'asticella, curvandola appena se necessario all'auspicabile esigenza di agibilità parlamentare del suo governo, tanto più l'azione dell'esecutivo sarà efficiente. A capo rimane lui, con la sua storia, i suoi rapporti internazionali, uno che quando parla senza urlare e senza una diretta Fb, ci sono pochi argomenti di contrapposizione se non si è preparati: ecco perchè, al di là dei tecnici puri che sceglierà solo in base alle competenze, credo che anche personaggi politici tipo quelli che ci hanno divertito quando dicevano «ho avuto una buona impressione incontrando Draghi» e «io difendo i confini del Paese da migranti e terroristi», magari impugnando un Rosario alla bisogna, debbano convincersi che, d'ora in poi, avere a che fare con un premier così tosto sarà cosa molto, molto diversa.
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«Ne supra crepidam sutor iudicaret» (Il ciabattino non giudichi più in su della scarpa); Apelle, da Plinio il Vecchio, Naturalis Historia

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