«Trovato corpo di un altro bambino, è 70esima vittima naufragio» (Ansa, 4 marzo 2023, ore 15.58»
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Il mare di Calabria, caldo d'estate e gelido in quest'inverno infinito, continua inesorabile a restituire corpi straziati. Anche oggi, primo sabato di marzo. Corpi grandi e piccini, di uomini e donne, corpi rigonfi d'acqua del Mediterraneo. Il rosario della tragedia di Cutro scorre grani di morte, triste insulto all'umanità, quel sentimento che l'Europa continua ipocrita a sbandierare, ma solo a parole. Le immagini della fila di bare allineate nel palasport, contrassegnate da sigle, numeri e simboli, ma con dentro persone che un nome e un cognome lo avevano, ci hanno annichilito, mortificato. Così come, al loro cospetto, s'è inchinato Sergio Mattarella, il Presidente, primo cittadino di un'Italia che non può - ancora una volta - catalogare il tutto con semplice indignazione di facciata.
Le responsabilità a monte e a valle sono affari di giustizia, la magistratura faccia il suo lavoro, operando con scrupolo, senza sconti ma anche senza pregiudizi, affidandosi agli atti magari non infarciti di valutazioni e stilemi di parole che vanno, invece, pesate una ad una in un dramma di tali proporzioni. Nel rispetto di chi in quel barcone che s'è spaccato in due davanti alla spiaggia di Cutro - gettando grandi e piccini nel mare tempestoso della notte - ha perso la vita. A due passi dalla costa italiana, a pochi metri dal sogno di una vita diversa da talebani e soprusi, mitra e persecuzioni, fame e miseria.
Come facciamo, tutti, a voltarci dall'altra parte? A non esprimere un giudizio critico, una valutazione, che non siano solo infarciti di ideologie ma che s'ispirino, invece, all'unico criterio utilizzabile, quello del valore della vita? Il Papa, il più forte nel pensiero ma il più debole nella politica del mondo, rimane un'àncora credibile a cui aggrapparsi.
Ecco perché mentre un ultimo, ma non l'ultimo, corpicino di un bimbo viene recuperato in mare e messo al cospetto del mondo cinico e baro, vogliamo guardare questa foto di vita catturata da un video nel ventre del barcone, poco prima del naufragio. Non sappiamo se questa donna e i bimbi che la circondano, quasi sicuramente suoi figli, siano nell'elenco dei morti o dei vivi. Speriamo siano vivi, che il loro sogno non sia sepolto in fondo al mare, insieme a tanti altri ancora sott'acqua. E se sono vivi che lo Stato, sì lo Stato, li tratti con il massimo rispetto, la massima cura, come figli suoi. Altrimenti, che si abbia almeno rispetto dei loro corpi, con il tristissimo ma altissimo rito della sepoltura. E che non accada più, mai più.
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«Chi vivendo non teme la morte, non s'accorge quando essa sopraggiunge» (Visnù Sharma, Pan-Scia-Tantra)