Maria Pirro
Prontosoccorso

Educazione sentimentale (e sessuale) nel nome di Giulia Cecchettin

A Napoli le lezioni sperimentali sono partite prima del femminicidio: "Il Mattino" ne propone una sintesi

Giulia Cecchettin
Giulia Cecchettin
Maria Pirrodi Maria Pirro
Giovedì 30 Novembre 2023, 19:57
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Trenta ore di dopo-scuola per l’educazione alle relazioni. È una delle misure approvate in Senato dopo l’omicidio di Giulia Cecchettin, 22 anni, sequestrata dall’ex fidanzato e poi accoltellata a morte nella zona industriale di Fossò. Ma, prima del tragico 11 novembre, un progetto pilota, proprio sugli stessi argomenti che in genere restano fuori dai programmi curriculari, era già stato promosso a Napoli dalla fondazione «Scuola di alta formazione - Donne di governo» e realizzato con il centro Sinapsi della Federico II, dove le lezioni sperimentali si sono svolte, e altre sono in calendario. Coinvolto nelle iniziative anche il liceo scientifico Labriola di Napoli. «Il Mattino» ne propone una sintesi, che prende spunto dall’ascolto e dalle domande fatte dai ragazzi, e affida le risposte ai quattro docenti d’eccezione chiamati in cattedra.

Lezione numero 1: cosa cuol dire amare

Annarosa Buttarelli, filosofa e saggista, insegna all’Università di Verona e alle Alte scuole della Cattolica di Milano. E avvisa: «C’è differenza tra voler bene e amare. In particolare, gli uomini si limitano quasi sempre a manifestare una passione sessuale, che può spingerli fino ad ammazzare il partner, a non lasciarlo andare e renderlo felice. Questo istinto viene confuso con l’amore, e non ha nulla a che fare con il voler bene, ancora più difficile». A giudicare dai dati presentati al corso si tratta di comportamenti diffusi tra i giovani: «Tra i 25 e i 35 anni. Ma non metterei la croce sulle spalle dei genitori, tutto dipende da un contesto più ampio, che non si può modificare a stretto giro».

Lezione numero 2: quali relazioni trappola

Raffaella Palladino, sociologa della cooperativa Eva, si occupa in modo specifico di violenza di genere: «Che si esprime in mille modi. La più pericolosa è psicologica perché non si riconosce subito.

La gelosia, il controllo del telefonino, le difficoltà a uscire con le amiche vengono confuse con l’amore. E le relazioni diventano trappole soprattutto quando la donna non ha un’indipendenza economica». Condizione diffusa. «Solo una su tre ha un proprio conto corrente. Parlano chiaro i tassi di disoccupazione femminile, soprattutto al Sud», che sottendono l’importanza di puntare all’emancipazione.

Lezione numero 3: ci sono spazi da ritrovare

Rosa Papa, già direttrice di “Tutela salute donna” alla Asl di Napoli, oggi docente al master di Scienze sociali della Federico II, avvisa: «Il programma di educazione passa anche attraverso la riscoperta di punti di riferimento per generazioni, come i consultori familiari, che dovrebbero avere uno spazio dedicato ai giovani perché loro possano trovare ascolto e informazioni sulla prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale e sani stili di vita». E però, questi luoghi mancano nel 60 per cento delle strutture attivate per legge, «e solo a Napoli risultano operativi solo 14 consultori su 42 previsti», aggiunge Papa.

Lezione numero 4: sesso e procreazione

Sandra Morano, ginecologa, docente a contratto all’Università di Genova, conclude: «Parlare di affettività vuol dire anche parlare della possibilità di procreare, che riguarda tutti, e non va affrontata con i ragazzi solo in termini di negazione, indicando i sistemi di contraccezione. Sin dall’adolescenza si cerca infatti di allontanare il tema della riproduzione, vista come un peso per motivi socio-economici e anche culturali, rimandando la riflessione nel tempo. Con il rischio che, quando si sviluppa il desiderio di maternità e di genitorialità sia troppo tardi per realizzarlo e, più si va avanti, e più questo desiderio resta scollegato dal legame sentimentale. Con tutti gli aspetti emotivi che ne conseguono».

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