C’è una sorta di “garanzia Italia” sul futuro dell’Europa, specie ora che lo scenario geopolitico internazionale si è ancor di più ingarbugliato per via dei dazi di Trump, come se non fossero bastati il Covid, le guerre, gli Houthi e così via. Perché «il nostro Paese dimostra, e fa bene, che bisogna dialogare con il resto del mondo, perché le nostre aziende sono rispettate in ogni continente, perché lo spread è basso e i conti pubblici sotto controllo, perché l’italiano sa pensare con la sua testa», spiega con il suo solito acume Manuel Grimaldi, leader mondiale della più rappresentativa associazione degli armatori. E dunque, anche per questo, punto di osservazione privilegiato per il commercio marittimo che impatta in modo decisivo sull’economia del Pianeta. Grimaldi interviene con Pier Ferdinando Casini, Sergio Costa, il presidente dell’Abi Antonio Patuelli e Adriano Giannola, presidente della Svimez, al confronto su «L’Italia nel mondo in tempesta. Le sfide dell’economia e della politica», organizzato dal Fondo Rita De Santo Alfano della Fondazione di Comunità del Centro storico di Napoli e coordinato dal direttore del Mattino Roberto Napoletano. L’Europa è l’osservato speciale perché lo scontro sui dazi di Trump rischia di mettere ancora una volta a nudo le sue fragilità, specie in termini di scarsa compattezza politica: «Per ora la situazione resta accettabile – insiste Grimaldi – ma si possono presentare gravi rischi. E dunque è necessario capire bene le ragioni che hanno portato il presidente americano a questa decisione. Il mercato ha fatto capire a Trump che doveva tornare indietro, anche perché la sua strategia ha finito per indebolire proprio il suo Paese che non può continuare ad avere un deficit crescente come accade ormai da anni. Bisogna dunque capire che questo è il vero problema da affrontare».
Il ruolo italiano
Insomma, serve dialogo, confronto, non polemiche e ritorsioni, e tocca all’Europa – al di là degli sgradevoli pronunciamenti del Capo di Stato americano – mantenere viva questa possibilità. «Io sono più preoccupato – dice Pier Ferdinando Casini, il parlamentare più longevo tra quelli attualmente in carica – perché il tema di fondo è il nuovo scenario geopolitico del mondo. Bene ha fatto l’Italia a impegnarsi verso l’Africa con il Piano Mattei ma dev’essere chiaro che nel Mediterraneo sono molto presenti Turchia e Russia e il rischio di marginalizzare l’Europa è dunque alto». Per Casini la sfida è chiara: «Bisogna realizzare un sovranismo europeo con una politica estera e della difesa comune a tutti i Paesi membri». Purtroppo, non sembra che l’opinione pubblica sia consapevole della gravità di questa fase. Anche perché, osserva l’ex presidente della Camera, a essere in crisi è «l’Occidente, chiamato a recuperare il sistema di valori che ha guidato l’Europa». Spetta alla politica, dunque, il compito più importante. E di politica nazionale il presidente dell’Interparlamentare italiana non rinuncia a parlare, come quando osserva che «oggi il nostro Paese ha un problema enorme che riguarda la sanità e riguarda i salari, certamente insufficienti a sorreggere il costo della vita e a garantire ai giovani la possibilità di mettere su famiglia».
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L’Italia è però anche il Sud che cresce, che «è in controtendenza rispetto alla vulgata negativa che lo ha accompagnato», dice il presidente dell’Associazione bancaria italiana Antonio Patuelli. Che sul piano internazionale, spiega che «quasi per paradosso bisognerebbe essere grati a Trump e ai suoi dazi perché le risposte arrivate dall’Europa sono state importanti. Lo dimostra il riavvicinamento tra l’Ue e la Gran Bretagna dopo la Brexit, una notizia di enorme significato perché ha rimesso in moto reazioni economiche e anche politiche capaci – come ci auguriamo tutti – di rilanciare gli ideali su cui è nata l’Europa». Molto ovviamente dipenderà anche dal ruolo delle banche e Patuelli conferma: «Il rischio dei dazi c’è ma non dobbiamo farci schiacciare da un clima cupo. Bisogna allora incentivare il risparmio privato verso stabili investimenti produttivi delle aziende, come peraltro già previsto dall’articolo 47 della nostra Costituzione. Ma bisogna anche introdurre una tassazione per questo tipo di investimenti inferiore a quella prevista per le speculazioni finanziarie».
La politica
Il ruolo della politica resta insomma centrale. Lo spiega bene il vicepresidente della Camera Sergio Costa, in quota 5 Stelle, che coglie anche l’occasione per sottolineare come proprio in Campania siano maturate condizioni importanti per la crescita del Mezzogiorno e dell’intero Paese: «La Campania, – afferma - ha il numero più alto di startup del Sud e Napoli è al vertice nazionale per Pmi innovative. Parliamo di una regione importantissima, che può dare molto. Adesso è il momento di fare il salto ulteriore, che è quello di andare a mettersi al fianco alle realtà produttive, a dare sicurezza a queste realtà, che possano dare poi lavoro. Questa sfida ancora non è stata vinta». Per Costa «gli imprenditori sono una fetta importante, determinante, ovviamente non unica, per costruire un territorio sano». Ad aprire i lavori era stato Antonio Alfano, imprenditore e vicepresidente della Fondazione di Comunità: «Il valore del dialogo, dalla politica all’imprenditoria, era e rimane fondamentale, specie in quest’epoca di profondi cambiamenti».