Alifana, il trenino soppresso
rivive tra ruderi e scempi

Alifana, il trenino soppresso rivive tra ruderi e scempi
di Giuseppe Scuotri
Lunedì 2 Agosto 2021, 08:39
4 Minuti di Lettura

Poche cose definiscono bene l'epoca contemporanea quanto lo sviluppo del trasporto pubblico e privato. La storia recente è, in effetti, saldamente intrecciata con il moltiplicarsi di linee ferroviarie, autostrade e aeroporti: una crescita costante e velocissima che, seguendo il progresso tecnologico, lascia spesso segni tangibili della propria evoluzione nelle nostre città. In ambito ferroviario, binari, tralicci e stazioni in disuso sono una presenza comune nei centri urbani, elementi che hanno molto da raccontare.


La vecchia ferrovia Alifana, che nel Novecento ha unito Napoli con Piedimonte Matese attraversando il Casertano, non fa eccezione. Entrata in funzione tra il 30 marzo 1913, data dell'inaugurazione della tratta Napoli Santa Maria Capua Vetere, e il 5 ottobre 1914, giorno in cui entrò in funzione il troncone finale tra Caiazzo e Piedimonte, la linea fu sempre divisa in due settori separati.

La prima porzione, elettrificata, congiungeva il capoluogo con la città sammaritana ed era detta anche «Alifana bassa». La seconda, la cosiddetta «Alifana alta», era invece servita da treni con trazione a vapore.


L'intera linea subì pesanti danni durante la Seconda Guerra Mondiale ma, mentre il tratto tra Santa Maria e Piedimonte fu ammodernato nel tempo e funziona ancora oggi, l'Alifana bassa fu smantellata nel 1976. I comuni toccati dal tratto elettrificato, infatti, avevano conosciuto uno sviluppo tale che il servizio si era presto rivelato insufficiente per la lentezza e la difficoltà di attraversare a raso centro ormai densamente urbanizzati.
A quasi cinquant'anni dalla sua soppressione, tuttavia, l'Alifana ha lasciato evidenti segni del suo passaggio sul territorio. La prima fermata della provincia di Caserta, partendo da Giugliano in Campania, è quella di Aversa. Preannunciata da binari che riemergono in più punti lungo via Leonardo Da Vinci, la stazione della città normanna è probabilmente quella più caratteristica dell'intera tratta. L'edificio, nonostante sia ancora in disuso, è stato infatti di recente interessato da un bel lavoro di restauro che, almeno all'esterno, lo ha riportato agli antichi splendori. La posizione, del resto, è di notevole prestigio: la stazione si trova infatti ai piedi del celebre Arco dell'Annunziata, monumento simbolo della città.

Video


Seguendo idealmente il tracciato dei binari, si giunge nella limitrofa Lusciano: la vecchia fermata, raggiungibile da una traversa di via Macedonia, è oggi un'abitazione privata che conserva tuttavia, nello stile architettonico e nei colori, dei tratti riconoscibili.
Si prosegue poi verso la stazione di Trentola Ducenta. Posto sotto un lungo ponte stradale, l'edificio reca ancora la targa ferroviaria e ospita la locale pro loco. La fermata successiva è quella di San Marcellino: il piccolo fabbricato bianco, diventato nel tempo un bar e una sala giochi, passerebbe inosservato a un occhio disattento se non fosse per il nome dell'attività commerciale, che ne richiama la passata vocazione ferroviaria.
La stazione di Frignano si trova invece ai margini del Parco Agorà ed è parzialmente inglobata in uno spazio privato. Anche questo l'edificio, dopo anni di incuria, è stato recentemente messo a nuovo. La stessa sorte non è toccata, purtroppo, alla fermata di Casaluce, che versa in uno stato di totale abbandono. Lo spazio una volta occupato dai binari è oggi una grossa area utilizzata per la sosta delle automobili, e una lunga toppa di asfalto evidenzia il tracciato seguito in passato dai treni. Unica nota di vita è la piccola edicola votiva che ha trovato spazio al centro della facciata principale, tra gli accessi murati e l'insegna oramai a pezzi.


In condizioni simili si trova anche l'ultima stazione dell'Agro aversano, quella di Teverola. Posto su via Roma, quasi alla fine del centro abitato, l'edificio è parzialmente circondato dalle sterpaglie e dalla vegetazione selvaggia. Proseguendo il cammino si arriva, attraverso Marcianise, al capolinea della linea bassa dell'Alifana, la stazione di Santa Maria Capua Vetere. Il grande fabbricato a due piani, oggi abitato, sorge al centro di un ampio spiazzato, con alberi e piante che dividono la facciata principale dalla strada asfaltata. L'altro lato dell'immobile, quello che un tempo guardava ai binari, affaccia oggi su un'area incolta, attraversata da un viottolo polveroso e divorato dalle sterpaglie. Una sala montata (un asse di ruote di una locomotiva) datata 1919 emerge dall'erba alta proprio davanti all'ingresso. Una silenziosa testimonianza di come, in un tempo non troppo lontano, questo posto fosse il crocevia di un frenetico viavai di persone e sia stato, per quasi un secolo, uno dei luoghi da cui è davvero passata la storia del Casertano.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA