Sottratte alla camorra: sono 300
le aziende che non devono chiudere

Sottratte alla camorra: sono 300 le aziende che non devono chiudere
di Biagio Salvati
Venerdì 24 Giugno 2022, 08:52 - Ultimo agg. 08:53
3 Minuti di Lettura

Il futuro delle aziende sequestrate e confiscate alla criminalità organizzata, che hanno necessità di continuare a produrre ed operare per mantenere i livelli occupazionali ed evitare i fallimenti, è stato al centro dalla prima riunione del Tavolo provinciale permanente per le aziende sequestrate e confiscate tenutosi negli uffici della prefettura di Caserta. In provincia di Caserta le aziende sotto amministrazione giudiziaria, in quanto sotto sigilli a causa di procedimenti penali antimafia, sono un numero abbastanza elevato, circa 300 con un indotto non indifferente. Ed è per questo che si è avviato un primo screening con l'avvio del tavolo: l'organismo, tra i primi a riunirsi sul territorio nazionale, è stato istituito con decreto del prefetto di Caserta del 5 maggio scorso sulla base del Codice antimafia (articolo 41ter) e ha lo scopo di favorire la continuazione dell'attività produttiva e salvaguardare i livelli occupazionali delle aziende sottratte alla criminalità organizzata.

Hanno partecipato alla prima seduta di insediamento del Tavolo il prefetto Giuseppe Castaldo, il presidente del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Gabriella Maria Casella, nonché rappresentanti dell'Agenzia nazionale dei beni confiscati e sequestrati, del ministero dello Sviluppo economico, della Regione Campania, dell'Ispettorato territoriale del lavoro, della Camera di commercio, di Confindustria, Confcommercio, Confesercenti, Coldiretti, Confagricoltura e delle associazioni sindacali Cigl, Cisl e Uil.

I partecipanti hanno concordato sulla necessità di concentrare inizialmente i lavori sulle aziende ancora attive. Il prefetto e il presidente del tribunale hanno inoltre sottolineato «l'importanza di operare in piena sinergia con tutti gli attori istituzionali in materia di beni sequestrati e confiscati e in stretto raccordo con il tavolo già istituito presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, ritenendo entrambi fondamentale la condivisione delle informazioni e l'apporto contestuale di tutte le figure professionali presenti al tavolo per restituire alla comunità i beni confiscati in condizioni ottimali per il loro riutilizzo».

Alla fine dell'anno scorso il tema dei beni confiscati alla camorra fu al centro peraltro di un focus organizzato Consorzio Agrorinasce, in collaborazione con gli Ordini professionali degli architetti, degli ingegneri e dei geometri della provincia di Caserta.

Si parla di oltre trecento milioni di euro per finanziare nuovi progetti «finalizzati al recupero, ri-funzionalizzazione e valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata», destinati alla riutilizzazione e ristrutturazione di beni e di imprese, che potranno essere destinati a creare nuove attività ed imprese. Ingenti risorse messe a disposizione della Regione Campania per sostenere la lotta per la legalità democratica e fanno parte del nuovo «Avviso pubblico per la selezione di progetti di valorizzazione di beni confiscati finanziato dall'Unione Europea» nell'ambito del Pnnr.

Quello dei beni confiscati al crimine organizzato è una tematica di grande rilievo per il territorio campano e soprattutto casertano, aspetto precisato anche da alcuni degli intervenuti al convegno dello scorso anno, come Giuseppe Guerini (Agenzia per la coesione sociale) e Bruno Corda dell'Agenzia nazionale beni confiscati.

La grande novità sta nel fatto che per la prima volta lo Stato mette in campo ingenti risorse finanziarie: si tratta di un bando da 300 milioni di euro che rappresenta per molti esperti un'occasione irripetibile ed unica per i Comuni e che non accadrà più nella storia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA