Zagaria, giù la villa bunker: sorgerà un parco pubblico

La villa bunker di Zagaria
La villa bunker di Zagaria
Marilu Mustodi Marilù Musto
Giovedì 16 Febbraio 2023, 07:24 - Ultimo agg. 18:17
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Cadrà sotto i colpi di un piccone impugnato dal ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, la prima pietra della villa-bunker dove si nascondeva Michele Zagaria, il capo del clan dei Casalesi.

Oggi alle ore 11 il primo colpo di piccozza segnerà l'uscita dal tunnel nero: l'oppressione della camorra. L'abitazione sarà rasa al suolo. Eliminare i simboli, come la casa dove si nascondeva l'ultimo boss (arrestato il 7 dicembre del 2011), rappresenta il confine fra il «prima» e il «dopo». A Casapesenna, via Pietro Mascagni prima era ricordata come la strada intitolata al celebre direttore d'orchestra - la cui musica fu utilizzata, per una ironica coincidenza, anche per il film «Il Padrino» di Francis Ford Coppola - ma dal 2011 è la via della casa dove la famiglia Inquieto ha custodito Zagaria «capastorta», omicida, capomafia e imputato anche nel maxiprocesso Spartacus. Di condanne non ne conta più, il boss, da quando è rinchiuso al 41 bis a Cagliari, invecchiato. Spegnerà 65 anni a maggio, in cella.

Ci sono però voluti 11 anni e un tira e molla fra il Comune e l'Agenzia dei beni confiscati per arrivare alla definizione di villa Inquieto come «casa confiscata» perché abusiva. Alla fine, con un protocollo d'intesa tra la Regione Campania e il Ministero dell'Interno, sono stati stanziati 106mila euro per la demolizione dell'immobile. L'abbattimento è affidato ai vigili del fuoco. Sul caso, il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, dichiara a Il Mattino: «La confisca dei beni alla criminalità organizzata è fondamentale nella lotta alle mafie, non solo rappresenta uno strumento per aggredire i patrimoni illecitamente accumulati, ma assume anche un forte valore simbolico in territori dove c'è grande pressione criminale».

Per Piantedosi «la demolizione del bunker di Michele Zagaria conferma, per l'ennesima volta, la determinazione dello Stato e la straordinaria attività che magistratura, prefetture e forze di polizia stanno svolgendo per contrastare l'azione pervasiva della criminalità organizzata». «Stiamo vivendo una stagione di forte impegno antimafia - conclude - sia sul fronte della cattura di latitanti sia su quello del contrasto agli interessi criminali, anche con riferimento allo loro proiezione internazionale.

La presenza di tutte le istituzioni all'abbattimento del bunker rappresenta un importantissimo messaggio alle comunità e alle giovani generazioni. Nei riguardi di queste ultime, lo Stato ha una grande sfida da vincere sul piano culturale partendo sicuramente dal ruolo insostituibile della scuola».


La villa dove la polizia catturò il boss, aveva una doppia parete: la casa era una sorta di scatola che conteneva un'altra abitazione che nascondeva poi il bunker in cemento armato sotto mentri e metri di terra. Un gioiello di ingegneria nel cuore di Casapesenna. Oggi, i cittadini del paese saranno tutti in strada per assistere alla «caduta» dei mattoni. Non è un caso se la seconda picconata sarà sferrata dal sindaco, Marcello De Rosa. Accanto ai protagonisti del crollo simbolico di Zagaria, ci sarà anche il procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Giovanni Melillo, assieme al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, il capo dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile, il prefetto Laura Lega e il prefetto di Caserta, Giuseppe Castaldo, quest'ultimo l'ideatore di tutti i protocolli che hanno poi portato al risultato finale.

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Dopo le inchieste giornalistiche de Il Mattino e Striscia la notizia, si è deciso di spianare l'area di via Mascagni, smaltire i calcinacci, riempire il bunker di altro cemento e piantare un albero di ulivo dove un tempo c'era morte. «Qui, sorgerà un parco pubblico», dice il sindaco De Rosa. Zagaria, intanto, è dietro le sbarre nel carcere di Cagliari. Per anni ha vissuto nel suo paese in provincia di Caserta mentre le forze dell'ordine lo cercavano in tutta Europa. Chi ha agevolato la sua latitanza? Un sistema di connivenze, questo è certo. Perchè dietro un grande criminale c'è una grande omertà, dietro un grande capo, una enorme rete di confederazioni, dietro una grande latitanza c'è una numerosa famiglia. Lo scudiero e il cavaliere, il re e il guardiano. Un patto di alleanza tacito dettato dalla paura e che, forse, ai cittadini verrà perdonato. Non a Zagaria. Di condanne ce n'è sempre per tutti, soprattutto per i camorristi.

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