Caserta, licenziamenti punitivi
e schede controllate: il voto «nero»

Caserta, licenziamenti punitivi e schede controllate: il voto «nero»
di Mary Liguori
Giovedì 7 Febbraio 2019, 10:45
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«Aiuti alle elezioni? L'ho fatto solo perché siamo amici». Si è difeso più o meno così Agostino Capone, fratello del capozona dei Belforte, Giannino, arrestato con altre 18 persone due giorni fa con l'accusa di avere comprato voti per conto dell'ex vicesindaco di Caserta, Paquale Corvino, e dell'ex sindaco di San Marcellino, Pasquale Carbone, finiti ai domiciliari nell'ambito della stessa inchiesta della Dda e entrambi candidati (e non eletti) con Ncd-Campania Popolare alle Regionali del 2015. Il presunto esponente della camorra marcianisana è accusato di avere comprato voti ripagando gli elettori con schede carburante, buoni benzina e banconote da 20 euro. Corvino ne avrebbe beneficiato dopo aver versato al clan una somma di 3000 euro. Oggi sarà il suo turno di difendersi dinanzi al gip che ne ha ordinato l'arresto.

LICENZIAMENTI PUNITIVI
Vincenzo Rea, l'ex pugile arrestato martedì, discute con la figlia delle problematiche relative alla compravendita dei voti in favore del candidato Corvino. Si trova nell'auto di Capone parla al telefono con la figlia alla quale riferisce «di prendere 150 euro nel cassetto di casa e consegnarli a Tonino, in cambio dei numeri di schede e sezione». Al termine della conversazione Rea perde il controllo e annuncia che avrebbe parlato con il presidente dell'associazione di Sant'Anna per far licenziare Antonio, il custode, poiché nonostante fosse stato assunto grazie al suo intervento, pretendeva 150 euro per garantire almeno sei voti a Corvino». «Ma mo io acchiappo il presidente, a questo lo devi mandare da qua dentro! e ce lo dico pure, ma io non ho capito, noi per le case popolari ti stiamo facendo fare le cose e mo questo vuole pure i soldi! e io lo faccio subito licenziare»: lo sfogo di Capone.

 

I CONTROLLI SCHEDE
Dopo aver pagato gli elettori, gli indagati si sarebbero assicurati che sulle schede ci fosse effettivamente scritto il nome di Corvino. Il tutto sotto gli occhi del presidente di un seggio. «Il marito ha scritto un poco a scendere in giù! ma l'ha scritto Corvino! io le guardavo le schede prima di imbucarle! poi ci stava pure il presidente, pure lui! gli ho detto senti io devo guardare le schede mentre le imbucano! ha detto lui, ma quelle le puoi guardare! non mi ha detto niente perché io lo stavo menando a quello la dentro! ad un'altra ragazza, pure analfabeta, ci ho visto la scheda prima di imbucarla! gli ho detto va bene dai hai fatto bene può andare!»: sono le parole di Agostino Capone.

«PASQUA', IO STO CON TE»
Sono emblematiche le parole che Antimo Italiano dice ad Antonio Merola in riferimento ai sui rapporti con Corvino. Comunica, Merola, di aver «trovato altri 20 voti» nel suo rione, ma che vanno pagati. Italiano ribatte di avere dato la sua disponibilità a Corvino «con il quale mi incontro tutti i giorni. Gli ho detto: Pasquà io sto con te!».

«CICIA, REATO PRESCRITTO»
Lucrezia Cicia indagata per corruzione elettorale con l'accusa di avere pagato 11.500 euro per un pacchetto di voti. Secondo il difensore Mauro Iodice: «Il reato è prescritto».
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