Rifiuti, scontro su impianti e bonifica dell'ex discarica

Biodigestore, nodo decreto ingiuntivo e ricorso

La località Lo Uttaro
La località Lo Uttaro
di Daniela Volpecina
Mercoledì 5 Aprile 2023, 10:02 - Ultimo agg. 11:39
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«Nessun impianto di trattamento rifiuti, di nessun genere, fino a quando non sarà completata la messa in sicurezza dell'area Lo Uttaro». È il monito lanciato ieri al Comune dai rappresentanti di "Caserta Decide". Un appello che riapre una discussione quanto mai attuale all'indomani della decisione dell'amministrazione di realizzare proprio lì un sito per il trattamento e il recupero di prodotti assorbenti (pannolini e pannoloni). L'auspicio del movimento, rappresentato in consiglio da Raffaele Giovine, è che l'Ente «fin qui restio a ogni forma di confronto e collaborazione su questi temi è scritto in una nota possa mostrare maggiore disponibilità al dialogo per evitare gli errori commessi in passato».

Il riferimento è al progetto del biodigestore anaerobico programmato in località Ponteselice, che sembra essere stato temporaneamente accantonato dal Comune dopo la revoca dei finanziamenti da parte della Regione. La vicenda risale all'aprile del 2022 quando l'Ufficio Valutazioni ambientali ha imposto uno stop all'erogazione delle risorse - pari a circa 26,5 milioni di euro e l'obbligo di restituzione delle somme già liquidate, pari a oltre 2,5 milioni. Ciò a causa dei ritardi accumulati dall'Ente e al mancato rispetto del cronoprogramma degli interventi. Motivazioni rispedite al mittente dal Comune che ha impugnato la revoca dapprima dinanzi al Tar Campania e, quando quest'ultimo ha dichiarato il ricorso "inammissibile per difetto di giurisdizione", davanti al giudice onorario.

Nel mentre la Regione ha continuato a sollecitare la restituzione dell'importo e nel marzo scorso ha proceduto con un decreto ingiuntivo, anche quest'ultimo impugnato dal Comune.

Da qui l'intervento di "Caserta Decide" che pone diversi quesiti: «Chi pagherà ora per queste scelte sbagliate? Chi risarcirà l'Ue per l'incapacità del governo cittadino di mettere in piedi un ciclo dei rifiuti sostenibile? Il progetto presentava infatti molti problemi tecnici ed è stato fin dal primo momento definito inopportuno non solo da associazioni e cittadini ma anche dai sindaci dei quattro comuni confinanti. Sarebbe dovuto sorgere a meno di un chilometro in linea d'aria dalla Reggia, a un tiro di schioppo dalle abitazioni del popoloso quartiere Acquaviva, non disponeva di un piano di viabilità idoneo a supportare il volume di traffico dei camion per il trasporto dei rifiuti e presentava evidenti problemi di progettazione. L'amministrazione avrebbe potuto scegliere di ascoltare la città, di recepire le criticità segnalate. Si è invece ostinata su una progettazione destinata a fallire».

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«La nostra terra fa notare Sara Femiano, coordinatrice di Caserta Decide - ha pagato a caro prezzo la disattenzione e superficialità della politica sul ciclo dei rifiuti. L'approccio da sempre utilizzato è stato mancante di una visione di lungo respiro che noi mettiamo al centro del nostro impegno. Pensiamo di dare voce a gran parte della cittadinanza, quando sosteniamo e chiediamo conto all'amministrazione della tutela delle nostre aree fragili». Non solo proteste però, tengono a sottolineare dal movimento, ma anche proposte. «Il nostro lavoro è solo all'inizio dice Antonio Cioffi del coordinamento di Caserta Decide oltre a fare luce su questa vicenda e sulle conseguenze che hanno portato alla richiesta di risarcimento da parte della Regione degli oltre due milioni e mezzo di euro anticipati per la progettazione, dovremo anche proporre interventi concreti e fattibili sul ciclo dei rifiuti, sperando in una maggiore disponibilità al dialogo da parte dell'amministrazione». Sul caso del biodigestore, aveva chiesto lumi al Comune invitandolo al confronto anche il consigliere di FdI, Pasquale Napoletano, che ha presentato una mozione.

Dal Comune però fanno sapere che nessuno ha mai detto che il biodigestore non si farà. In uno degli ultimi consigli, a marzo, il sindaco Carlo Marino si era infatti limitato a dire che «al momento non è in corso alcuna attività, né di progettazione, né di procedure amministrative, su questo impianto perché il Comune non dispone più dei finanziamenti europei» e chiarendo poi che «toccherà all'Eda) ora organizzarsi in tal senso». Che, tradotto dal politichese, significa che l'Ambito potrebbe anche decidere di realizzarlo ugualmente. Probabilmente non più a Ponteselice.
 

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