«Cold case», confermato
il carcere a vita per due boss

«Cold case», confermato il carcere a vita per due boss
«Cold case», confermato il carcere a vita per due boss
di Marilù Musto
Sabato 3 Giugno 2017, 12:27 - Ultimo agg. 14:03
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Casal di Principe. La sentenza è stata confermata in corte di Appello: i due boss Francesco Bidognetti e Walter Schiavone del clan dei Casalesi, sono stati condannati all’ergastolo, in secondo grado, a 28 anni di distanza dai fatti. La corte di Appello di Napoli li ha ritenuti responsabili dell’omicidio di Paolo Letizia, il ragazzo biondo e bello fatto sparire dal clan dei Casalesi nel settembre del 1989. La prima sentenza di condanna per il fratello del boss Francesco Schiavone Sandokan e per Bidognetti era stata pronunciata dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere nel dicembre del 2015.

Da allora, la famiglia di Paolo può dire di aver ottenuto giustizia, anche se, Amedeo Letizia, il fratello di Paolo, attore e regista, è sopravvissuto a tutto questo con un enigma: «Non sappiamo ancora dove sono sepolti i resti di mio fratello - dice adesso - non possiamo piangere sulla sua tomba». A sostenere in giudizio la parte civile, l’avvocato Alessandro Motta. E come in una catarsi, Amedeo sta completando, in queste settimane, le riprese del film tratto dal libro «Nato a Casal di Principe» dedicato proprio al fratello.

Per l’omicidio di Paolo furono già condannati a 30 anni di reclusione Giuseppe Russo, detto «O’ Padrino», Salvatore Cantiello e Francesco Schiavone «Cicciariello». Il delitto di Paolo Letizia, giovane di Casal di Principe, venne archiviato come il classico «cold case». Di lui, appena ventenne, si persero le tracce il 19 settembre del 1989. Era un giovane dal carattere esuberante, dalla testa un po’ calda ma dal cuore grande. La sua morte ha dato vita al film, a qualcosa di alto e bellissimo.

Le riprese sono in corso anche sul Litorale domizio. E pensare che proprio la pubblicazione del libro per mano del fratello ha fatto riaprire le indagini sul caso che, intanto, era stato sepolto negli archivi della Procura di Santa Maria Capua Vetere.
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