Due frane in un anno a Caserta
ma nessun intervento

Due frane in un anno a Caserta ma nessun intervento
di Franco Tontoli
Martedì 11 Maggio 2021, 12:30
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A poche settimane dalla frana che ha interessato il muro di contenimento tra via Marchesiello verso Tuoro, di fronte all'uscita della Variante da Maddaloni, nessun intervento per il crollo della parete di oltre tre metri franata per una decina di metri. I calcinacci sono ancora in terra, ma l'unico «intervento» solo le transenne sistemate per recintare «le rovine». Lo scollamento delle mattonelle è progressivo e tra poco coinvolgerà anche il cartellone «Benvenuti a Caserta» affisso sulla stessa parete. Sul medesimo terrapieno, in curva per via Falcone, il tratto non contenuto dalle piastrelle è franato da circa un anno. Anche in quel caso, l'unica mossa del Comune fu la solita transenna e il marciapiedi occupato da blocchi di terriccio, nessun ulteriore intervento. Resta il pericolo di una frana più consistente, al transito contemporaneo di auto sarebbero guai ai quali sopperirebbero i vigili del fuoco la cui Caserta è a qualche decina di metri e la circostanza non giustifica i sogni d'oro dell'ufficio tecnico municipale. La struttura, intesa come quella di un tempo, quando con organico interno di muratori, idraulici, manutentori funzionava per gli interventi di urgenza, non esiste più. Esiste, c'è da ritenere, un qualche impiegato che, allertato da chi ne ha responsabilità e voglia, attivi a sua volta la piccola impresa privata nell'elenco delle idonee che interviene col «cerotto» d'occasione. Questo avviene, tanto per un esempio, per le buche da colmare con una badilata di bitume, per il cedimento di qualche tombino o per la sistemazione delle transenne come nei due casi di via Marchesiello. Tutto questo nei tempi tipici della città, giorni e settimane e mesi e anni.

I lavori di rifacimento dell'asfalto nelle strade più disastrate proseguono, lentamente ma finalmente si sono avviati. È successo in via Cappuccini, in via San Pietro, in via Gasparri, sono in corso in viale Ellittico, semestri di tridui di preghiere e i miracoli si avverano.

Dovrebbe essere altrettanto per i rattoppi sui quali intervenire prima che si allarghino, prima che le buche da catini si trasformino in vasche, che la sconnessione del basolato nelle vie così lastricate si faccia ancora più pietosa e pericolosa. 

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Aree di sofferenza per lo stato precario del basolato al corso Trieste: poco prima del quadrivio di via Don Bosco-via Colombo, su un paio di dossi in direzione piazza Dante, in via G.B. Vico nei pressi del chiosco-edicola, in piazza Vanvitelli presso la curva da via Leonetti. Si tratta di sconnessioni pericolose, lastroni di basolato sottolivellati a costituire piccoli scalini, in piazza Vanvitelli addirittura i basolati a colori bianconero a far da striscia pedonale con «offerta» di inciampo. Segnalazioni ricorrenti, come ricorrenti sono le sollecitazioni dei lettori, pedoni esasperati, automobilisti imbufaliti per la mancata risposta alle richieste di intervento. L'organico comunale depauperato da pensionamenti, uffici smembrati, traballanti i servizi della comunissima manutenzione, attiva soltanto la macchina delle progettazioni a futura memoria in una città le cui amministrazioni recenti e in carica non hanno mai programmato interventi che per l'estetica degli edifici si sarebbero dovuti imporre sia ai privati che a quelli pubblici, che programma parcheggi sotterranei nelle borgate e lascia chiusi e fatiscenti quelli esistenti in centro, che lascia palazzi transennati da anni (via G.B. Vico) e aree scavate per edificazioni irrealizzate perché, forse, irrealizzabili (corso Giannone), che la lascia la fatiscenza a far da cartolina alla piazza centrale, confidando nelle cecità dei forestieri da abbagliare con la sola Reggia.

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