«Noi - ha precisato il pizzaiolo campano - non chiudiamo mai e non ci stanchiamo mai di raccontare il territorio.
Quello che metto nella pizza loro lo possono conoscere, dal casaro al frantoiano, dal produttore di pomodoro alla rete di raccoglitori di albicocche del Vesuvio. Io porto gli amanti della buona tavola e della dieta mediterranea a contatto con i miei fornitori e creo reti di qualità. La nostra rivoluzione non è raccontare storie di cibo, ma la verità del prodotto e l'identità della mia pizza che ora rientra anche in un menu funzionale. La medicina infatti segue con molto interesse il progetto perché la pizza è un alimento che arriva a tutto il popolo, è trasversale ma anche inclusivo e di forte valenza psicologica. La pizza non è un fast food - ha concluso Pepe - ma il cibo che esprime qualità e gioia a prezzi alla portata dei più».