Caserta: pugile ucciso a coltellate, ​in aula il video choc dell'aggressione

Gabriel Ippolito, 21 anni maddalonese residente a Caivano, è accusato del delitto

Gennaro Leone, il pugile ucciso a Caserta
Gennaro Leone, il pugile ucciso a Caserta
di Biagio Salvati
Venerdì 2 Dicembre 2022, 10:42 - Ultimo agg. 11:41
4 Minuti di Lettura

Le terribili immagini di un video in cui si racconta l'aggressione mortale che vide vittima il giovanissimo talento della boxe, Gennaro Leone, di San Marco Evangelista, saranno proiettate il prossimo 7 dicembre sullo schermo allestito in un'apposita aula di giustizia nel Palazzo di Giustizia di Santa Maria Capua Vetere.

La proiezione riguarda il processo di Corte di Assise a carico dell'imputato Gabriel Ippolito, 21 anni maddalonese residente a Caivano, accusato del delitto del boxeur diciottenne commesso nelle ore della movida di via Vico Caserta, nell'ultimo sabato dell'agosto del 2021.

E il 7 dicembre Ippolito comparirà sul banco degli imputati.

Si è conclusa intato la deposizione della terna di consulenti della difesa (dottori Casalini, Romano, Cipolla d'Abruzzo): i relatori hanno confermato ognuno per le proprie competenze la possibile concausa della morte del giovane da attribuirsi sia al ritardo dei soccorsi (28 minuti di attesa del 118), che al tipo di intervento praticato in ospedale. «Quando il ragazzo accoltellato arrivò in ospedale era ancora salvabile e, se si fossero praticati altri tipi di intervento, diversi da quelli effettuati sarebbe riuscito a sopravvivere alla ferita». Questo, in sostanza, il contenuto della relazione del professor Giovanni Romano. Dunque, i consulenti della difesa di Ippolito - rappresentato dall'avvocato Angelo Raucci - non concorda con i tre periti della Procura della Repubblica (e della parte civile rappresentata dagli avvocati Alfredo Plini e Alberto Tartaglione) sulle cause del decesso di Leone e indirizzano l'episodio verso una ipotesi di omicidio preterintenzionale: Ippolito, avrebbe accoltellato il suo coetaneo senza volerlo uccidere e la morte sarebbe stata causata da una sorta di concausa, dovuta all'imperizia dei sanitari del 118 o di chi eseguì l'intervento.

Il dibattimento si celebra davanti alla Corte di Assise presieduta dal magistrato Roberto Donatiello (giudice a latere. Tra le parti civili nel processo, anche l'associazione Polis e il Comune di Caserta (assistito dall'avvocatessa Carolina Mannato).

È l'una del mattino del 28 agosto del 2021 quando dall'ospedale di Caserta arriva la chiamata ai genitori. Gennaro, coinvolto in una rissa, aveva rimediato una coltellata a una coscia ma a quanto pare era arrivato in ospedale cosciente. Nonostante la fiducia dei medici una speranza purtroppo beffarda la situazione precipitò dopo appena due ore dall'intervento. Troppo il sangue perso sul selciato di via Vico a Caserta, teatro dell'ennesima rissa della movida casertana. Il cuore di Gennaro si fermerà per sempre alle tre del mattino. Pugile della categoria medio massimi, una carriera in Nazionale Youth già avviata dalla prima convocazione azzurra, a quanto pare ed il processo lo stabilità meglio - sarebbe intervenuto per difendere un amico da alcuni aggressori. E uno di loro lo ha ammazzato.

Un delitto per futili motivi, si scoprirà successivamente. L'omicida, già in precedenza minacciato «da un soggetto non meglio identificato» e pronunciando la frase «io ho un coltello, a capa mia nun è bon e non ho paura di accoltellarti», avrebbe colpito due volte il diciottenne Gennaro dopo una discussione tra il fratello e la vittima. Due fendenti sferrati con il coltello che portava all'interno del marsupio e che raggiunsero Gennaro alla gamba destra. Ferite che cagionarono alla vittima una «profonda ferita da punta e taglio alla radice della coscia destra». lacerando l'arteria femorale destra e quindi provocandogli uno «shock acuto emorragico irreversibile» con conseguente «insufficienza cardiocircolatoria acuta». Gabriel Ippolito fu fermato dai carabinieri nel pomeriggio del giorno successivo. Confesserà davanti all'evidenza di quelle immagini delle telecamere che lo incastrano.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA