È stata operata, fuori provincia. Lontano da occhi indiscreti. Lei, è la donna vittima di una tentata rapina. Oramai, nel suo grembo, non c'è neppure più il feto del bambino che ha perso mercoledì mattina, quasi sicuramente a causa dello spavento e della collera, dopo essere stata vittima, la sera prima, di minacce da parte di due ragazzi a bordo di uno scooter. La famiglia, che vive nella zona tra Cancello Scalo e Botteghino, ha deciso di chiudersi nel silenzio, ma il marito ha fatto sapere a qualche familiare che, appena la moglie si riprenderà, nei prossimi giorni sporgeranno regolare denuncia. Lui vorrebbe guardare negli occhi chi ha procurato tanto dolore alla compagna di una vita. I due, d'altronde, stanno insieme da tanto tempo. Si conoscono da oltre vent'anni e hanno un figlio di undici anni. Il bambino l'ha vista sotto choc, in lacrime, disperarsi per aver perso il fratellino che sarebbe arrivato a fine maggio. Le sue condizioni, a parte quelle psicologiche, al momento sembrano reggere: la donna, nel primo pomeriggio di ieri, ha anche parlato col marito, raccontando qualche dettaglio in più; si è aperta e non ha pianto.
Ha detto che i due l'hanno inseguita sin da fuori il negozio e che forse non volevano rubarle l'auto ma la borsa o il cellulare che stringeva in una mano. A San Felice a Cancello, la notizia ha fatto il giro della città. Ieri non si parlava d'altro.
Proprio su questo fronte, nella notte tra mercoledì e giovedì, i militari dell'Arma della stazione locale hanno fermato tre uomini, che sono stati sorpresi mentre rubavano marmitte. Sono stati denunciati a piede libero. Sempre ieri, c'è stata un'aggressione in un bar di Arienzo. Intanto, sulla vicenda arriva anche la dichiarazione di speranza del parroco della chiesa Sant'Alfonso Maria de' Liguori di Cancello Scalo, don Giuseppe De Rosa che nella giornata di ieri ha pregato a lungo per questa famiglia, che ha perso in maniera tragica il proprio figlio, senza averlo mai conosciuto. «Una minaccia, la paura e una vita si spezza portando dolore a due genitori - dice il sacerdote - che aspettavano con gioia di conoscere il loro bimbo. Quanto ancora deve costarci la violenza? Quanto ancora vogliamo lasciare che i nostri giovani si perdano? È necessario che noi adulti, per primi, ci chiediamo che valore abbia la vita e cosa fare perché essa non vada mai più sprecata. Basterebbe capire che ogni battito è un dono prezioso - conclude - da rispettare e preservare e che si vive una volta sola non significa prendere tutto ciò che si può con leggerezza ed egoismo, ma avere abbastanza tempo per imparare ad amare».