La Dda archivia l'inchiesta
su Diana dopo quattro anni di fango

La Dda archivia l'inchiesta su Diana dopo quattro anni di fango
di Gigi Di Fiore
Lunedì 13 Maggio 2019, 07:00
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Ci sono voluti tre anni, dieci mesi e cinque giorni dall'avviso di garanzia per arrivare alla richiesta di archiviazione per Lorenzo Diana. Un'icona dell'antimafia nel violento territorio dei Casalesi, quando non era sotto i riflettori. La Dda napoletana, coordinata dall'aggiunto Luigi Frunzio e con il visto del procuratore capo Gianni Melillo, ha concluso che le dichiarazioni dei pentiti sono state smentite dalle indagini: Diana è sempre stato un nemico, non un complice dei Casalesi.
 
«Mi sono fatto da parte, pensando solo a ricostruire nei dettagli 30 anni di mio impegno antimafia» commenta ora Lorenzo Diana. Che aggiunge: «Legittimo e giusto che la magistratura indaghi su dichiarazioni di collaboratori di giustizia. Quello che non va è che ci voglia tanto tempo dall'avviso di garanzia, unico atto di cui sono stato destinatario, per arrivare alla verità. Per quattro anni sono stato annullato e cancellato come persona ed è questo l'unico motivo di amarezza nella mia soddisfazione».

Difeso dall'avvocato Francesco Picca, per la prima volta Lorenzo Diana è stato interrogato un anno fa dal pm Maurizio Giordano, subentrato nelle indagini a Catello Maresca. All'interrogatorio sono poi seguite due memorie difensive, che hanno chiarito nel dettaglio gli episodi contenuti in due successivi avvisi di chiusura indagini. Le ipotesi principali di accusa riguardavano presunti appoggi ad alcune imprese legate ai Casalesi all'interno del consorzio Cpl, che hanno lavorato alla metanizzazione anche nel territorio di San Cipriano. Poi, altre vicende, come l'assunzione di un vigile urbano lontano parente di un affiliato di camorra, o il mancato sgombero di una casa confiscata al camorrista Enrico Martinelli. Vicende su cui, documenti alla mano, è stata dimostrata una verità in contrasto con le accuse. Verità confermata anche dalle dichiarazioni di Massimiliano Caterino, colletto bianco vicino al boss Michele Zagaria: «Per noi, Lorenzo Diana è stato sempre un nemico, non ci ha mai aiutato».

Tra gli accusatori di Diana, c'è stato il boss Antonio Iovine, uno dei capi dei Casalesi diventato collaboratore di giustizia poco dopo l'arresto. La Dda ha verificato la genericità dei suoi riferimenti a Diana: «Era un politico del territorio, non poteva non sapere che venivano agevolate alcune imprese a noi vicine». Anche il pentito Nicola Panaro dai riscontri è stato sempre smentito. Sulla casa confiscata a Enrico Martinelli, poi, la Dda ha acquisito la richiesta di Diana ai Vigili del fuoco intervenuti per evitarne l'abbattimento che stavano tentando di eseguire i familiari del boss per impedire che l'immobile fosse acquisito dallo Stato. E nel febbraio di un anno fa, nella sentenza di primo grado al Tribunale di Napoli nord che ha assolto i vertici del consorzio Cpl nel processo collegato alle accuse a Diana, c'era scritto: «Lorenzo Diana era all'epoca una vera e propria icona della lotta alla criminalità organizzata».

Nel suo libro «Gomorra», Roberto Saviano cita Lorenzo Diana come uno dei pochi che, in anni difficili e rischiosi, si è sempre opposto ai Casalesi. E per 21 anni, dopo la scoperta di un piano per un attentato contro di lui, Diana è rimasto sotto scorta. Ora commenta ancora: «Un avviso di garanzia riesce a sospendere il giudizio sule persone e porta a molti silenzi. L'ho vissuto e non lo biasimo. È stato riconosciuto dalla sentenza sul Cpl che io facevo solo il mio mestiere di politico a favore del mio territorio, senza aver mai favorito la camorra o violando le leggi. Il mio impegno contro la camorra era in anni di vera e propria prima linea». Sulla sentenza che ha assolto i dirigenti del Cpl, la Procura ha fatto appello. Il processo di secondo grado a Napoli è alle battute finali. Nel frattempo, è arrivata la richiesta di archiviazione della Dda per Lorenzo Diana. Deciderà il gip.
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