«Proroghe illegittime»: centinaia di lidi
a rischio sul litorale domizio

«Proroghe illegittime»: centinaia di lidi a rischio sul litorale domizio
di Mary Liguori
Martedì 30 Marzo 2021, 08:35 - Ultimo agg. 21:55
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La proroga sancita dalla legge 145 che concede la gestione degli spazi demaniali ai privati fino al 2033 non è più applicabile alla luce del diritto europeo che sancisce il ricorso all'evidenza pubblica per gli affidamenti. È l'orientamento giuridico già applicato (e avallato da un gip) dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere nei confronti del principale campo di golf del Mezzogiorno, finito sotto sequestro per le suddette ragioni nel novembre scorso. Il caso delle 9 buche di Castel Volturno (su un'area di 300mila metri quadrati inserita nel circuito agonistico internazionale) fa scuola e scava il solco entro il quale incardinare una serie di analoghi provvedimenti che andrebbero a colpire nel medio termine oltre duecento stabilimenti balneari della costa domitiano-giuglianese. Ma non solo. Il mancato ricorso alle gare riguarda pressoché l'intera regione. Il rischio concreto è il sequestro dei lidi o la chiusura degli stessi per negato rinnovo concessorio. Per inquadrare il fenomeno, e le conseguenze che un blocco del genere produrrebbe, bisogna guardarne i numeri: sui 550 km di costa campana ci sono mille stabilimenti che, prima della pandemia, davano lavoro per sei mesi l'anno a oltre diecimila persone.

Come è noto, buona parte degli arenili della costa partenopeo-casertana sono affidati sulla scorta di proroghe basate su legge di Stato alla luce delle quali ci sono stati investimenti, anche milionari, da parte dei privati. La stretta arrivata dalla Procura casertana, diretta da Maria Antonietta Troncone, sui comuni di Castel Volturno, Cellole, Sessa Aurunca e Mondragone, è concomitante alle verifiche disposte dalla Corte dei Conti per la stessa area e per il litorale giuglianese-flegreo. Accertamenti che, partire dal 2017 e con un'accelerata negli ultimi mesi dello scorso anno, sono in capo alla guardia di finanza nel solco delle medesime indicazioni normative di diritto comunitario. La Procura ha incaricato delle verifiche tutti gli organi di polizia competenti e procede per l'ipotesi di reato previsto dall'articolo 1161 del Codice della Navigazione, vale a dire l'abusiva occupazione di spazio demaniale e l'indebito sfruttamento economico del bene pubblico in danno della sana concorrenzialità del mercato. Sull'altro fronte, la magistratura contabile lavora per stabilire se, con il mancato ricorso alle evidenze pubbliche e nella ragnatela di singoli casi, sul fronte dei canoni si siano prodotti danni erariali che, al momento, potrebbero ammontare a somme complessive da capogiro. 

Di gare per le concessione e l'assegnazione degli arenili, salvo per poche decine di affidamenti recenti, non ce ne sono mai state. Sin dagli anni 50, dopo le prime occupazioni «bonarie», si è andati avanti con proroghe su proroghe, fino all'introduzione dei canoni concessori oggi versati ai Comuni che poi li gira all'Agenzia del Demanio. La legge 145 in un primo momento aveva prorogato sino al 31 dicembre 2020 la validità delle concessioni demaniali marittime; successivamente ne è stata estesa la portata sino al 31 dicembre 2033, ma gli automatismi concessi dal perimetro legislativo nazionale sono in contrasto con le direttive comunitarie rispetto ai principi di libertà di stabilimento, di non discriminazione e di tutela della concorrenza. In Campania manca poi un Piano spiagge (le Regioni avrebbero dovuto dotarsene sin dal 1993), oggi Puad, del quale esiste un preliminare approvato in giunta regionale nel gennaio 2020 e che avrà lo scopo di regolamentare l'utilizzazione delle aree del demanio marittimo con finalità turistico-ricreative.

Nel mare magnum delle mancanze che, come è evidente, sono principalmente pubbliche, si è inserita la magistratura (sia ordinaria che contabile) che, sulla scorta dell'orientamento comunitario, mira a regolamentare la gestione dei lidi e, nell'eventualità, a recuperare somme per conto dello Stato. Situazioni che si sono già verificate in altre aree d'Italia e che hanno portato a contrastanti decisioni di tribunali amministrativi regionali con uno scenario complessivo che oggi appare tutt'altro che lineare. Di fatto, le verifiche in corso aprono la strada all'ipotesi di presunta occupazione indebita da parte dei privati per il mancato espletamento di gare. Gare che avrebbero dovuto essere bandite dagli enti locali. I quali, in seguito alla nota della Procura (inviata nel febbraio scorso) si sono adeguati: alcuni Comuni della provincia di Caserta hanno già negato diversi rinnovi. 

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Nel mirino ci sono i rinnovi concessi fuori tempo massimo, spesso con ritardi addebitabili agli enti locali stessi, fino a rinnovi mai chiesti e quindi a proroghe concesse in maniera generalizzata, per arrivare alle polizze fidejussorie mai stipulate, e ai canoni non pagati o versati solo per una parte dell'area effettivamente occupata. Il quadro di confusione generale è figlio di decenni di inerzia da parte degli enti pubblici che, nel tempo, non hanno legiferato o, sulla scorta di leggi preesistenti, non hanno ottemperato al proprio ruolo di «controllori». 

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