Professoressa suicida sotto il treno,
il marito indagato dopo cinque mesi

Professoressa suicida sotto il treno, il marito indagato dopo cinque mesi
Marilu Mustodi Marilù Musto
Sabato 1 Ottobre 2022, 07:05 - Ultimo agg. 2 Ottobre, 18:05
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Il 5 maggio si è uccisa, disperata, lanciandosi sotto a un treno in corsa nella stazione di Marcianise. Ieri, la verità sulla morte di Raffaella Maietta, insegnante di 55 anni, è venuta a galla: subiva i maltrattamenti dal marito. La sua casa - stando alle indagini - era una prigione fatta di umiliazioni e offese. La violenza non era solo fisica, ma anche psicologica. A un certo punto, aveva deciso che il male fine a sé stesso non poteva andare avanti e si è tolta la vita. Solo dopo la sua morte è emerso il dramma: Luigi, il compagno di una vita, marito affettuoso apparentemente, le aveva messo le mani al collo. Non una, ma più volte.

La controllava, «le impediva di iscriversi a un corso di ballo o in palestra» e la insultava per il semplice fatto di andare a lavorare: «Tu e questo posto schifoso che hai preso, io ti avrei schiacciata sotto i piedi», le diceva. Sulla base del racconto delle sorelle di Raffaella, il magistrato Gerardina Cozzolino ha «incastrato» il marito violento. Luigi Di Fuccia, operaio edile in una ditta dell'hinterland casertano, è indagato per maltrattamenti nei confronti della povera moglie.

Non c'è l'istigazione al suicidio, ma potrebbe essere il prossimo passo di una inchiesta non proprio facile. Una cosa è certa: Raffaella era al centro di una vita di sciagure a cui non sapeva ribellarsi. L'unico conforto di una finta felicità matrimoniale, erano i figli, ormai grandi, ma lontani da casa.

Era conosciuta dai suoi alunni come la «maestra dolce» dell'istituto comprensivo Aristide Gabelli in via Casanova a Napoli. Ogni mattina si recava in stazione a Marcianise, saliva sul treno e raggiungeva la scuola a Napoli. Per tutto il viaggio sedeva accanto alla collega Eugenia, spesso in silenzio. Il pomeriggio tornava a casa e chiamava i due figli al telefono, uno a Lodi e l'altra Firenze. Poi, si chiudeva in casa e aspettava il marito. Ciò che accadeva dentro le mura domestiche non lo raccontava a nessuno. Solo che nelle occasioni di rimpatriate con la famiglia, le due sorelle avevano assistito alle offese da parte del marito. E davanti alla tomba di Raffaella, nel giorno dei funerali, una delle due aveva giurato di dire tutta la verità. Così è stato. Grazie alle indagini pare sia emersa una circostanza: Raffaella aveva scoperto qualcosa di molto grave sul conto del marito che, probabilmente, coinvolgeva anche un'altra persona. E aveva ripensato a tutti i momenti in cui Luigi la offendeva e l'accusava di «togliere i soldi ai figli». Come quella volta che utilizzò ottomila euro per impiantare una protesi dentaria. E le era venuta in mente il giorno in cui aveva subìto un intervento chirurgico per un'ablazione elettrica alla clinica San Michele di Maddaloni e il marito Luigi non si era degnato di farle visita.

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Eppure, una settimana dopo il suicidio di Raffaella, Luigi si era stracciato le vesti: «Mia moglie - disse tra le lacrime - non ha mai dato segni di squilibrio, era un soggetto ansioso, certamente, ma questo non significa che non amasse la famiglia, i figli. La nostra è stata una vita di sacrifici che abbiamo condiviso da giovani e insieme, sempre in armonia nel pieno rispetto». Qualcosa in quel racconto non quadrava e la pm Gerardina Cozzolino della procura di Santa Maria Capua Vetere si era accorta di alcune falle. Poi, un giorno, davanti alla porta del suo ufficio erano comparse le sorelle di Raffaella: il quadro era completo. Il capo della Procura, Carmine Renzulli ha sottoscritto l'inchiesta. Sullo sfondo, le immagini delle telecamere della stazione di Marcianise il giorno del suicidio. Si vede Raffaella che si alza dalla panchina e tenta una prima volta di lanciarsi sui binari, ma ha un ripensamento. Passa qualche minuto e tenta di nuovo, questa volta riuscendoci. Le immagini riprese dai cellulari finiscono sui social e i frame vengono portati alla ribalta. È un caso, ma diventa il motivo di approfondimento. Raffaella era una vittima. 

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