A passeggio nel grande degrado
per entrare nella Reggia di Caserta

A passeggio nel grande degrado per entrare nella Reggia di Caserta
di Nadia Verdile
Venerdì 24 Giugno 2022, 08:44
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Storia e bellezza hanno bisogno di cure e rispetto; a Caserta non succede. Piazza Carlo di Borbone, una delle più grandi al mondo, è diventata il manifesto dell'incuria e del pericolo ma nessuno sembra accorgersene a Palazzo Castropignano. A marzo fu deliberato dalla giunta, su proposta dell'assessore alla Rigenerazione urbana Domenico Maietta, il progetto di fattibilità relativo al restauro e alla riqualificazione della componente vegetale dei giardini e al ripristino del sistema di irrigazione di piazza Carlo di Borbone per il quale, si annunciò, si sarebbe chiesto un finanziamento di circa due milioni di euro nell'ambito di una specifica misura del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Intanto che qualcosa accada, ma la storia delle gare d'appalto cittadine, come insegna San Leucio, è un girone infernale, la situazione della piazza è drammatica e rende indegna la città di ospitare la reggia più bella del mondo che su quella piazza poggia il suo sguardo. «Questo luogo dice Rosanna Cioffi, storica dell'arte, già prorettrice dell'Università Vanvitelli , mi fa soffrire, mi fa piangere. Facciamo un confronto con le altre regge. A tutti piace dire che quella di Caserta è la più bella al mondo ma a che serve se poi trattiamo la piazza così come oggi è sotto gli occhi di tutti. Nessun altro palazzo reale è circondato, nel mondo, da tanta incuria. La piazza dedicata a Carlo di Borbone era, nel progetto di Luigi Vanvitelli, un tutt'uno con la Reggia. Ed era bellissima e devo dire che bellissima è stata fino a qualche lustro fa. Oggi è irriconoscibile, mortifica la grandezza del luogo, la sua storia, la sua bellezza».

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Mortifica, proprio così. Prati di erba secca, marmi divelti, buche, voragini, cordoli rotti, le grandi sfere di granito capitozzate, luci funzionanti a metà. «La Reggia più bella del suo tempo dell'arte occidentale continua Cioffi non può essere circondata da tale abbandono. Ne sono responsabili tutti, sia i cittadini che la deturpano, penso alle scritte vandaliche sui muri dell'esedra, sia l'istituzione che ne ha la proprietà». I cittadini sì, quei vandali che rompono, calpestano, imbrattano, distruggono, ma anche le istituzioni, il Comune, che permette che la piazza che precede la Reggia sia tenuta in questo modo indecoroso.

Secondo il progetto dell'amministrazione, quando e se sarà approvato nel Pnrr, oltre alla realizzazione di un moderno sistema di irrigazione, ci saranno interventi di verifica della stabilità ed eventuali recuperi di tutte le specie arboree presenti, la sostituzione e l'incremento degli esemplari di tiglio selvatico e di leccio in modo da creare filari continui ed omogenei, l'inserimento di siepi in forma sia libera sia sagomata, di alloro e di bosso, con lo scopo di eliminare le piante secche e riempire i vuoti presenti, a cui seguirà la riqualificazione e l'incremento dei manti erbosi per trasformarli in prati fioriti. Ma intanto il presente della piazza Carlo di Borbone è terribilmente in degrado.

Un anno fa la firma della convenzione tra la società Fattorie Garofalo e il Comune di Caserta che sanciva l'adozione dei «campetti»; l'iniziativa prevedeva la cura degli stessi attraverso la manutenzione ordinaria del verde pubblico della piazza, attraversata ogni giorno da migliaia di turisti in visita alla Reggia vanvitelliana.

Era l'8 giugno e valeva un anno. Alla fine dello scorso maggio proprio Fattorie Garofalo aveva organizzato un'operazione di plogging, disciplina a cavallo tra sport e sostenibilità che consiste nel raccogliere rifiuti, senza sprecarli, mentre si corre o si cammina. Oltre 100 volontari recuperarono circa 18 quintali di bottiglie di vetro, che sistemarono in 46 bustoni, e 5 quintali di indifferenziato. Per ora nulla si sa dell'eventuale rinnovo, ma in quelle buste e in quei rifiuti c'è la fotografia dell'inciviltà dei frequentatori della piazza, l'inadeguatezza a riconoscere il bello, il valore della storia e della cultura in generale, l'incapacità di rispettare il bene pubblico ma anche l'insipienza di chi ha il dovere civile, politico, sociale e morale di rendere sano ed accogliente un bene pubblico di straordinario valore storico e architettonico.

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