Droni e intelligence, cyberguerra
ai rifiuti nella Terra dei Fuochi

Droni e intelligence, cyberguerra ai rifiuti nella Terra dei Fuochi
di Gianni Molinari
Giovedì 14 Marzo 2019, 08:00 - Ultimo agg. 19:01
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Inviato a Casal di Principe 

Mappe, venti, delimitazioni dello spazio aereo, contatti con i controllori di volo dell'Aeronautica Militare: l'Esercito schiera intelligence e tecnologia nella cyberguerra della Terra dei Fuochi. Tecniche militari per individuare siti, piccoli e grandi, ricostruire percorsi e attaccare gli sversatori. Giorno e notte. Con due droni, piccoli, invisibili e soprattutto silenziosi, che da 500 piedi di altitudine (oltre 150 metri) riprenderanno nei minimi particolari il territorio della Terra dei Fuochi e tutto quello che si muove. E non sarà una caccia a casaccio: quattro anni di lavoro e attività di informazione sul territorio hanno permesso di avere una massa di dati tale da permettere gli analisti dell'Esercito di definire delle mappe di ricerca dove spedire i droni per avere un dettaglio più fine che, per inaccessibilità dei luoghi, ampiezza del territorio solo parzialmente è possibile ottenere dalle ispezioni delle pattuglie terrestri.

È come se i militari dovessero conquistare un territorio e acquisissero un obiettivo da attaccare con un obice: prima c'è l'analisi preliminare, poi l'acquisizione delle immagini, poi l'esame da parte degli analisti nella centrale operativa di San Giorgio a Cremano e, quindi, invece del colpo di artiglieria, la definizione di una mappa predittiva di luoghi dove è possibile avverranno sversamenti, incendi e interramenti di rifiuti. Un elenco di luoghi da condividere su una piattaforma tecnologica di Sma Campania, con il coordinamento della cabina di Regia presso la Prefettura di Napoli. Un elenco di posti da controllare in modo sempre più stringente.

La strategia è chiara: ridurre gli spazi di manovra dei tanti che ancora oggi portano nelle campagne, sotto i viadotti, ai margini delle strade rifiuti di ogni tipo frutto di attività industriali irregolari, di ristrutturazioni edili pirata, di inciviltà. I militari registrano movimenti di auto, di persone, fotografano.

Non solo: se durante la ricognizione, il drone invia immagini di persone che sversano rifiuti in diretta arriva una pattuglia di fanteria che procede al fermo, in attesa poi dell'arrivo delle forze di polizia. Giorno e soprattutto notte. Una caccia infinita.
 


«Ma stiamo qua per questo e con sempre maggiore capacità e conoscenza dei luoghi» dice sornione il colonnello Francesco D'Arrigo, che comanda il raggruppamento Campania da cui dipendono i 200 militari impegnati in Terra dei Fuochi ed anche gli altri 750 che in tutta la regione partecipano all'operazione «Strade sicure».

«In quattro anni - racconta - il numero delle aree usate per sversare è diminuito del 30 per cento». Ma sono numeri enormi. 4.400 siti individuati, 920 roghi intercettati, quasi 19.000 veicoli controllati ed oltre 20.250 persone identificate.

Guardie e ladri: dove chi sversa non sta fermo, anzi studia i movimenti dei militari, i loro spostamenti e tenta di adeguarsi per continuare nella propria azione delinquenziale. Per questo drone e stazione di base godono di una protezione armata adeguata a ogni possibile minaccia e le cellule informative elaborano in continuazione nuovi itinerari delle pattuglie.

La Terra dei Fuochi è in continuo movimento: il giro di affari che sottostà allo sversamento illecito dei rifiuti è così grande e muove un così alto numero di persone da non arrestarsi nemmeno di fronte a posti di blocchi e controlli sempre più stringenti.
Cambiano le modalità, sale anche il livello criminale: i cumuli da bruciare diventano più piccoli ma si moltiplicano nel tentativo di sfuggire all'osservazione delle pattuglie. Resta il problema delle bonifiche: nella stragrande maggioranza dei casi le segnalazioni ai comuni sulle piccole e medie discariche illegali restano inevase. Non ci sono soldi per bonificare.

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