Lo studio dell’Istituto superiore di Sanità «avvalora su base scientifica il nesso causale tra tumori e ambiente malato», ma soprattutto l’indirizzo investigativo del report porterà a nuove inchieste «sul reato di omessa bonifica» perché, nella Terra dei fuochi «non c’è un minuto da perdere» e dopo i sequestri e le condanne per disastro ambientale, come per la Resit di Giugliano, «poco o niente è stato fatto».
Cinque anni fa, il procuratore di Napoli Nord, Francesco Greco, ha stipulato un accordo con l’Iss e con i reparti di polizia giudiziaria specializzati in reati ambientali per disegnare la nuova cartografia dei siti inquinati dei 38 comuni della cerniera partenopeo-casertana e la mappa delle incidenze tumorali sulla stessa zona. Il risultato: l’incidenza tumorale nelle aree a ridosso dei 2700 siti inquinati dei 38 comuni in analisi è superiore rispetto ad altre aree. «È un dato di grande valenza scientifica: quella che era finora solo una percezione viene avvalorata dal massimo organismo sanitario del Paese», dice il procuratore Greco. «Il punto - continua - è che dopo i sequestri dei siti e le condanne per disastro ambientale poco o nulla è stato fatto. Il vero problema è quello delle bonifiche. E chi non le esegue sarà perseguito penalmente».
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