Terremoto a Caserta, Carlo Doglioni: «Sequenze sismiche come Roccamonfina in oltre il 95% dei casi si esauriscono in nulla»

Il presidente dell'Ingv, aggiunge: «La probabilità di una scossa più forte, non si può escludere, ma è molto bassa»

Il professor Carlo Doglioni, presidente dell'Ingv
Il professor Carlo Doglioni, presidente dell'Ingv
di Pasquale Guardascione
mercoledì 18 dicembre 2024, 18:58
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«Piccole sequenze sismiche come quella di Roccamonfina ce ne sono tra le quindici e le venti all’anno in Italia – ha affermato il professor Carlo Doglioni, presidente dell’Ingv -. E’ chiaro che chi vive in vicinanza di questi piccoli terremoti si spaventa, anche giustamente. In Italia si verificano in media 15.000-17.000 piccoli terremoti all’anno, circa 200 cosìddetti minori di magnitudo tra 3 e 3.9, e in media 15-20 eventi leggeri di magnitudo tra 4 e 4.9».

«Questi eventi sono spesso accompagnati da un corteo di scosse più piccole - continua il professor Doglioni -, determinando delle sequenze sismiche. Nella stragrande maggioranza dei casi (oltre il 95%), queste sequenze si esauriscono in nulla. In rari casi possono però evolvere in un terremoto moderato, o forte. Quindi non possiamo escludere che ci possa essere una scossa più forte, ma la probabilità è molto bassa. Abbiamo elaborato tante statistiche di questo tipo, analisi che però al momento non ci permettono di prevedere come evolverà una sequenza sismica». 

«Tuttavia, in prossimità della costa tirrenica, lo spessore della crosta che chiamiamo sismogenetica (la parte fredda superficiale) è più sottile (10 km circa) e quindi non si possono generare forti terremoti che - dichiara il presidente dell'Ingv -, invece, sono possibili nelle zone interne della catena appenninica, dove lo spessore freddo è maggiore (15-20 km), coinvolgendo così volumi crostali maggiori e quindi faglie più grandi. In Appennino, c’è in media una faglia ogni 5-6 km e tutta la catena si sta estendendo di circa tre-quattro millimetri all’anno».

«Questo movimento viene dissipato anche da questi terremoti di bassa energia come quelli della sequenza sismica di Roccamonfina - conclude il professor Doglioni -. In quest’area nel 1960 ci fu un terremoto di M 5.1, magnitudo che ovviamente si può ripetere in futuro e che in caso di costruzioni vulnerabili, può generare danni significativi. Altri eventi più forti si sono verificati nelle zone più interne verso l’interno della catena, in Ciociaria e Irpinia, quest’ultima devastata dal terremoto di M 6.9 del 1980.

I terremoti prima o, poi, ritornano».

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