“Amazing pasta!”. Un buon piatto fumante di penne al sugo può rallegrare chiunque, ma loro si entusiasmano per ogni cosa; ogni momento del viaggio e della permanenza a Castel Volturno è motivo di scoperta e entusiasmo. Soprattutto la serenità trovata sulla Domiziana, ormai, per loro, perduta da troppi anni. Sono i cinquanta adolescenti ucraini che partecipano al progetto “È più bello insieme”, promosso dalla Caritas Italiana con la Conferenza Episcopale Italiana, ospiti da venerdì al Centro Fernandes dove vi rimarranno fino al 15 agosto.
Ad accoglierli l'arcivescovo di Capua e vescovo di Caserta Pietro Lagnese. «Soffriamo con voi, soffriamo con i vostri genitori, soffriamo con il glorioso popolo ucraino che lotta per la libertà. Preghiamo ogni giorno affinché smetta la guerra e arrivi la pace. Preghiamo per un mondo dove tutti siamo amici e fratelli. Sono contento di ospitarvi a Castel Volturno, città di accoglienza e fraternità. Castel Volturno - ha aggiunto il presule - è il simbolo del mondo che vorremmo, un mondo senza cancelli, senza muri, con le porte aperte».
Con lui c'era anche Pasquale Marrandino, sindaco di Castel Volturno, che ha sottolineato il valore simbolico dell'accoglienza. «Anche la nostra città, fino a pochi anni fa, ha vissuto grandi sofferenze - ha detto il primo cittadino - ma ora è in fase di rinascita. Mi auguro che accada presto anche per voi. Intanto, siete e resterete per sempre i benvenuti».
Il metodo Trump e la minaccia nucleare
I giovani provengono dai territori ucraini occupati dalla Russia, nel pieno di una guerra che li ha travolti. Qui resteranno per quindici giorni, lontani da terrore, paure e sofferenze. Il direttore Antonio Casale, con la collaborazione di suor Paola, ha organizzato un soggiorno che coinvolge l'intero territorio e la comunità locale. E la prima tappa non poteva che essere il mare. Due anni di isolamento per il Covid e tre lunghissimi anni di guerra, stanno segnando questi giovani, che stanno vivendo un'adolescenza segnata da privazioni e restrizioni costanti. Lo spazio del mare ha offerto loro un senso di libertà che per noi appare scontato. Ma che evidentemente non lo è. Per gran parte degli adolescenti è il primo viaggio della vita. Quasi nessuno aveva mai visto il mare, pochi sanno nuotare. Ma nessuno è riuscito a restare indifferente al richiamo dell'acqua. Tutti si sono tuffati con l'energia tipica dei ragazzi, quella che resiste anche a chi è stato abituato a sopravvivere più che a sognare.
Le storie
E come tutti gli adolescenti del mondo, non perdono la speranza. Nikita ha 17 anni. Da grande vuole fare il programmatore. Studia da remoto dalla casa dei nonni. Mikola, un anno in meno, non sa ancora cosa vorrà fare da grande. Per ora pensa alla forte emozione del primo bagno a mare e al sapore della pasta appena mangiata nel ristorante del lido che li ha ospitati. Entrambi, però, tra poco più di un anno, se la guerra non finirà, dovranno obbligatoriamente arruolarsi nell'esercito ucraino e, probabilmente, andare al fronte. E potrebbero trovarsi in trincea contro amici o parenti. A occuparsi di loro c'è l'organizzazione ucraina “Kids at Home”, che li ha aiutati a fuggire dai territori occupati - come il Donetsk, il Donbass e altri - per rifugiarsi nell'Ucraina ancora libera.
«Se fossero rimasti a casa - racconta Viktoria, responsabile del progetto - avrebbero dovuto frequentare scuole in cui si parla solo russo e si insegnano materie secondo i programmi di Mosca. I genitori sono rimasti nei territori occupati, mentre questi ragazzi vivono con parenti nei territori liberi». I giovani ucraini bloccati, invece nei territori occupati, al compimento dei 18 anni verranno arruolati dall'esercito russo e mandati a combattere contro la loro stessa nazione. «È una condizione disumana». Nikita ricorda l'orrore. «Ormai non ho più niente», dice con un filo di voce. «Ma noi vi vogliamo bene, molto bene», lo rincuora Lagnese. «Poter accogliere questi ragazzi è un privilegio - dice suo Paola - offrire attimi di serenità e spensieratezza arricchisce il cuore. Vorremo che questi momenti fossero eterni. Purtroppo sono solo momenti. Ma questo non è il momento della nostalgia, ma della felicità. Lo dobbiamo a questo gruppo».