Il prof universitario e la stalker:
un incubo, mi seguiva anche al mare

Il prof universitario e la stalker: un incubo, mi seguiva anche al mare
di Marilù Musto
Mercoledì 23 Ottobre 2019, 08:17 - Ultimo agg. 17:36
3 Minuti di Lettura
«Quest'anno ho dovuto rinunciare alle vacanze nella mia casa al mare, mia moglie era terrorizzata che potesse arrivare quella ragazza». È come uscito da un incubo, non crede ancora di aver attraversato l'uragano il professor Vincenzo De Falco, docente all'Università «Vanvitelli» al centro delle attenzioni di un'assistente volontaria arrestata per stalking. Lei si chiama Caterina Corsica, 31 anni di Parete, ma residente a Grazzanise. È accusata di aver perseguitato, per due anni, l'assistente e ricercatrice del professore di Diritto Pubblico Comparato della «Vanvitelli». Anche lui, De Falco, era entrato nell'orbita delle presunte ossessioni della ragazza. Animo gentile, di spirito accomodante: il professor De Falco è conosciuto per la sua bontà.
 
È vero che un giorno Caterina le inviò un messaggio criptico in cui faceva intendere che le avrebbe fatto fare la fine del giudice Bellomo?
«Di questo se ne sta occupando il mio legale, Walter Mancuso, che ha depositato una denuncia per stalking ma anche per altro alla procura di Nola. In ogni caso, posso dire che mi sono sentito oppresso da questa ragazza».
Lei sostiene di essere stata ostacolata nella carriera universitaria dalla gelosia della sua assistente, come si è insinuata questa idea?
«Se lo sapessi ora non sarei qui a farmi mille domande, ho dovuto cambiare molte abitudini della mia vita da quando è iniziata questa storia. Lei ha polarizzato tutti i suoi insuccessi in una presunta responsabile, una delle mie assistenti, ma io le dicevo che l'unico modo di accedere al tutorato didattico era quello del concorso. Concorso al quale lei non ha mai partecipato, almeno nella facoltà di Giurisprudenza».
Ma com'è iniziata questa storia?
«Successe che una mia collega di Scienze politiche mi presentò questa ragazza, lei cominciò a seguire le mie lezioni, gli esami. Mi diceva: professore, sto studiando una cosa, va bene? Insomma, mi chiedeva consigli. Poi, un giorno, mi raccontò che aveva perso il padre da bambina, morto in un incidente sul lavoro. Capii che dovevo aiutarla in quale modo, ma mi limitai a consigliarle di studiare per il concorso. Mi rendevo conto, in realtà, che in alcune cose non riusciva proprio».
Il periodo?
«Ho ricostruito in questi giorni: ha seguito con me le lezioni dal settembre del 2016 al marzo del 2017. Poi basta».
Poco tempo. Ma cosa ha scatenato la sua presunta ossessione?
«Erano piccoli episodi. A un certo punto probabilmente litigò con una delle mie assistenti, la quale, poco dopo, si vide arrivare a casa una querela da parte della Corsica. Poi lettere diffamatorie, email assurde. Tutti noi diventammo ostaggi di questa ragazza».
In che senso? Cosa faceva di tanto grave?
«Gli esami, ad esempio. C'era il terrore che potesse entrare in aula da un momento all'altro. Lei non aveva nessun ruolo, non c'era motivo per cui dovesse esser presente. La mia assistente cominciò ad avere attacchi d'ansia. Durante un convegno con una delegazione russa avvertimmo la guardia giurata di non farla entrare, lei attese per tutto il tempo fuori. Non voglio credere che questa ragazza si fosse invaghita di me, piuttosto pensava, probabilmente, che potesse accedere all'Università con raccomandazioni. Cercai di farle capire che non funzionava così, non ci fu verso».
E quella sera del convegno con i russi ci fu l'irruzione a casa sua.
«Mi telefonò mia moglie preoccupata, la Corsica non riuscì a entrare solo perché mia moglie inserì il blocco nella porta».
Ma come mai sapeva della sua casa al mare, Caterina?
«Un anno fa, nel salutare i miei assistenti prima delle vacanze, dissi ad alcuni di loro di organizzarsi per venirmi a trovare. Lo dissi in maniera molto ingenua. Nessuno venne, ma lei si presentò con la mamma, restò un giorno in un residence vicino».
Una ragazza che cercava attenzioni, forse.
«Non escludo abbia qualche problema di questo tipo, ma mi dispiace, io non posso risolverglielo».
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA