«L'azzurro dentro», il romanzo di Raffaele Messina nella Capri delle leggi razziali

Seconda guerra mondiale ed Eduardo De Filippo nel libro in uscita il 3 febbraio

La copertina del libro
La copertina del libro
Marco Perillodi Marco Perillo
Mercoledì 31 Gennaio 2024, 18:47 - Ultimo agg. 1 Febbraio, 19:14
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«L’azzurro dentro», edito da Marlin Editore, è il nuov o romanzo di Raffaele Messina in uscita sabato 3 febbraio. Una storia di formazione che racconta la maturazione di Domenico: il suo primo amore; il conflitto con il padre, maresciallo dei Reali Carabinieri; la sua formazione politica e sociale. Sullo sfondo Capri, Napoli e l’Italia meridionale negli anni delle leggi razziali, della Seconda guerra mondiale e della nascita della Repubblica.

Ne parliamo con l'autore, docente di origini siciliane che vive e insegna a Napoli, autore di saggi storico-letterari su Luigi Pirandello, confluiti in La notte nuda e, tra l'altro, di alcune storie ambientate nel Seicento come Artemisia e i colori delle stelle, Nella bottega di Caravaggio, Masaniello innamorato e altri racconti, San Gennaro e la lazzara, edite da Colonnese.

Messina, qual è il senso più profondo del suo nuovo romanzo?

«In sostanza L’azzurro dentro vuole essere un omaggio a quella generazione di italiani nata sul finire degli anni Venti.

Generazione che intorno ai dieci anni si ritrovò a vivere la guerra, le discriminazioni razziali, la Resistenza. La generazione che poi, nata la Repubblica, è stata artefice del ‘miracolo economico’, cioè della trasformazione del nostro Paese, prevalentemente agricolo, in potenza industriale tra le prime al mondo. Ecco di questa generazione, a suo modo ‘eroica’ nel quotidiano, ho inteso indagare non tanto l’età adulta quanto la formazione negli anni dell’adolescenza. In qualche modo è un omaggio anche a mio padre, che fu di quella generazione, pur senza alcun riferimento alla sua biografia».

L’azzurro dentro è, dunque, un romanzo di formazione. Ma le classificazioni, si sa, stanno sempre un po’ strette. Quali sorprese ci riservano le sue pagine?

«Il concreto sviluppo della narrazione presenta anche aspetti propri del romanzo storico e di quello sentimentale».

La parte centrale della vicenda si svolge a Napoli ed è stata realizzata sulla base di un rigoroso scavo storiografico che evidenzia l’epopea di una città prima illusa dai miti della razza e della facile vittoria, propagandati dal regime fascista; poi piegata da oltre cento bombardamenti alleati; infine, umiliata dalla feroce occupazione della Wehrmacht. Una città straordinaria, che nel dolore trova la forza del riscatto con una rivolta popolare antinazista (le Quattro giornate) tesa a proteggere le infrastrutture urbane e a salvare i propri figli dalla deportazione in Germania. Pagine struggenti e intense sono poi dedicate alla condizione degli ebrei trasferiti nel campo di lavoro forzato a Tora, nel Casertano, e alla figura di Eduardo De Filippo, ritornato stabilmente in città nel 1944 con il proprio carico di successi professionali e di sofferenze private.

Raffaele Messina

L’isola di Capri, invece, è scenario ideale per dare sviluppo e profondità tanto ai primi fremiti di Domenico e Anita in Piazzetta e nelle viuzze circostanti, quanto al più maturo dispiegarsi della loro passione amorosa tra la Grotta azzurra e i Faraglioni.

Quali elementi caratterizzano la sua scrittura?

«Non sta a me valutare il mio stile, sono il meno adatto a farlo. Di solito mi si attribuisce una prosa asciutta e capace di ricostruire fatti e situazioni con precisione lessicale. In questo caso, poi, penso di avere evocato contesti ambientali diversi attraverso un’equilibrata coloritura della lingua in chiave partenopea o anche sicula».

Da questo romanzo emerge una Napoli negli anni di guerra diversa da quella che siamo abituati a vedere rappresentata.

«Sì, è vero. È una Napoli diversa da quella sedimentata dalla tradizione letteraria, da La pelle di Curzio Malaparte a Napoli ’44 di Norman Lewis fino al Satyricon di Roberto de Simone: una Napoli tutta schiacciata nella dimensione dell’occupazione alleata e del degrado morale. Io, invece, ho inteso restituire una città disperata e reattiva, a suo modo ‘eroica’, approfondendo nella dimensione ampia di numerosi capitoli la narrazione delle Quattro Giornate. Vicenda sulla quale dovrebbe fondarsi l’orgoglio e l’identità cittadina e che invece, come denunciava Erri de Luca già un quindicennio fa, è ignorata da molti».

La quarta di copertina è firmata da Maurizio de Giovanni che a proposito del romanzo scrive: «Crescere. A dispetto di tutti, dei familiari, del lavoro degli altri, della stessa storia. Crescere, testardamente e contro la volontà di un mondo che sembra perennemente ostile. Crescere, in un universo che si va sgretolando, ribaltando ogni valore, azzerando i vecchi principi e riproponendone di nuovi, poco comprensibili e complessi ai quali è tuttavia necessario adeguarsi in fretta. Crescere è la materia di questo bel romanzo di Raffaele Messina».

«È un giudizio lusinghiero del quale gli sono molto grato».

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