Ma è possibile che l'opera lirica italiana sia considerata patrimonio dell'umanità dall'Unesco al pari del cheviche peruviano o dell'opera dei pupi siciliana? E perché alla prima della Scala cantano, in un'opera di Verdi, solo cantanti stranieri nei ruoli principali? Se lo chiede con la consueta arguzia e un po' di sano spirito polemico uno che di opera lirica ne sa qualcosa come Francesco Canessa, giornalista, scrittore e critico musicale, dal 1982 al 2001 sovrintendente del teatro di San Carlo.
In “Peccati di Vecchiaia” - seconda stagione (Guida editore pagg.102, euro 18), traccia un excursus sulla storia dell'opera fin dalla sua nascita con la Camerata dei Bardi a Firenze alla fine del Cinquecento fino ai nostri giorni riservando poi un capitolo al canto lirico e al riconoscimento dell'Unesco.
Un volume, quello attuale, che racconta delle campane di Salisburgo, del munaciello che si aggira tra le mura antiche del San Carlo e apre uno squarcio sulla figura poco valorizzata di Alberto Consiglio di cui l'autore ha adattato in forma teatrale un racconto inedito rinvenuto tra le sue carte, “L'uomo che serviva la sua coscienza”. La presentazione allo Spazio Guida (via Bisignano 11) sabato 14 dicembre (ore 11). Intervengono con l'autore monsignor Vincenzo De Gregorio direttore emerito del San Pietro a Majella, Massimo Loiacono vicepresidente dell'associazione Amici del San Carlo che ha promosso la matinée, l'esperto informatico Alessandro Canessa. Letture di Enzo Salomone, interventi musicali a cura di Susanna Canessa.