Gioia e rivoluzione: l'eros secondo Trockij

Di Cortanze racconta gli ultimi giorni del leader sovietico

Gioia e rivoluzione: l'eros secondo Trockij
di Titti Marrone
Sabato 28 Gennaio 2023, 09:12
5 Minuti di Lettura

A trasformare in un personaggio pop il grande Leon Trockij, il leader della rivoluzione bolscevica fondatore dell'armata Rossa fatto assassinare dal suo rivale Stalin, ci provò molti anni fa Guido Crepax: lui trotskista attratto dall'internazionalismo proletario e generoso finanziatore della Quarta Internazionale, in un fumetto intitolato Viva Trockij fece dialogare il presidente del Soviet di Pietrogrado nientemeno che con la sua eroticissima Valentina.

Ora il rivoluzionario che Lenin nominò commissario agli affari esteri e in un Testamento lo indicò come proprio successore, sottolineando per contro la propria scarsa fiducia in Stalin torna a vestire sembianze pop in un romanzo. Lo ha scritto un pluripremiato autore francese, Gérard Roero di Cortanze, lo pubblica Neri Pozza con il titolo Gli amanti di Coyoacàn (pagg. 256, euro 19).
Qui Trockij torna a essere pop come mai prima perché, come il titolo lascia presagire, non vi si parla né del ruolo avuto nella rivoluzione del 1917 né della denuncia della degenerazione burocratica prodotta da Stalin, ma di una sua storia d'amore: quella con la pittrice Frida Kahlo, che con il marito Diego Rivera ospitò Trockij e la moglie Natalia Sedova ai tempi dell'esilio in Messico dopo una lunga peregrinazione, dal 1937 fino al giorno del 1940 in cui fu assassinato da un sicario mandato dal capo dell'Urss.

Il racconto scorre fluido, mostra Leon accolto nel mondo coloratissimo e per lui insolito di Casa Azul dal patio profumato di gelsomini, ornato di buganville e cactus, ospitato generosamente dai due pittori, protetto da guardie che sorvegliano la villa, onorato dai tanti trotskisti messicani.

Ma il Trockij che all'autore sta a cuore narrare, e che spunta da queste pagine producendo un effetto a tratti disturbante a tratti involontariamente comico, sembra essere più che altro una sorta di erotomane in cerca di avventure sessuali. E se sulle prime i suoi appetiti si orientano sulla giovane sorella di Frida, Cristina, di cui cerca di procurarsi l'indirizzo come un qualunque liceale brufoloso e infoiato, ben presto a travolgerlo sarà la passione sensuale per Frida Kahlo. Beninteso, è storicamente accertato che tra la pittrice messicana e il rivoluzionario bolscevico ci fu una relazione amorosa, ed è immaginabile come debba essere stato ritemprante e coinvolgente per lui abbandonarsi al godimento sessuale, dopo gli anni di fughe, minacce, pericoli e stenti successivi all'allontanamento dalla Russia. Con una donna come Frida, poi, sensualissima, trasgressiva, libera e creativa. E si può dar credito al fatto che Trockij fosse «attratto dagli aspetti infantili della personalità di Frida, i cui giochi erotici costituivano un modo per sfuggire a quello che lui chiamava il proprio vertiginoso senso di vuoto».

Ma poi perché essere sollecitati a immaginare «l'oscenità di certe parole e di certi gesti con cui lui non esitava a gratificarla», il fatto che «Frida adorava che Lev giocherellasse con i suoi seni e amava fare lo stesso con il pene di lui»? Ed è proprio indispensabile alla narrazione introdurre situazioni in cui «Frida, approfittando dell'oscurità, mise una mano sulla patta di Lev, dicendogli all'orecchio: Dimmi Barbetta, il tuo paguro è così stufo della mia conchiglia?».

Più che scandalizzare, o peggio suscitare reazioni moraliste, questo modo di rappresentare l'amore tra Trockij e Frida Kahlo risulta appesantito da un senso di ridicolo. Così come scappa da ridere quando si legge di un Trockij affaccendato a nascondere a Natalia le sue scappatelle oppure, alla fine della storia con Frida, intento a cercare scuse con la moglie perché ha adocchiato una giovane messicana: al punto da arrampicarsi su una scala nottetempo per penetrare in casa della ragazza e coprire la scappatella con la menzogna di una fuga da un sicario di Stalin in agguato.

Più che come personaggio pop, Trockij appare così raffigurato in una chiave impropriamente comica che non giova al racconto. Peccato, perché in tante altre pagine l'autore, che deve ben conoscere sia la famosa autobiografia di Trockij sia il testo sulla sua vita di Victor Serge, rivela una buona capacità narrativa. E sa romanzare i ricordi d'infanzia di Trockij, «la bella armonia che regnava a Odessa tra ebrei, greci e russi», i processi di Mosca con le accuse rivoltegli da Stalin: sabotaggio della rete ferroviaria, furto di cibo, tentativo di assassinio di Stalin per avvelenamento delle scarpe e della pomata per capelli. Lo stesso personaggio di Frida, il suo temperamento e l'ondeggiante relazione con il marito vengono raccontati svelando anche particolari poco noti, così come spunti narrativi interessanti emergono dalla ricostruzione dei sospetti addensatisi su Rivera dopo il primo attentato fallito e dalla figura di André Breton.

Avvincente è infine il racconto di come Ramon Mercader, il sicario mandato da Siqueiros su ordine di Stalin, sa conquistare la fiducia di Trockij fino a entrargli in casa agevolmente, per poi colpire a picconate la testa di un rivoluzionario che avrebbe potuto imprimere una svolta totale alla storia dell'Urss, se il suo nemico giurato non avesse avuto il sopravvento.
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